Questo romanzo apparve la prima volta nel 1869 presso gli editori Treves, dopo essere stato precedentemente inserito nel pianterreno del giornale la Lombardia. Più tardi, nel 1873, fu ristampato per cura dell’editore Sonzogno.
Dall’incipit del libro:
«Se i miei calcoli non fallano, a quest’ora sei ad Huesca, supponendo che tu non abbia mutato proposito, e che, attraversata la Francia, arrestandoti appena ad Avignone e a Tarbes, ti sia affrettato, com’era tuo disegno, a valicare i Pirenei durante la bella stagione. Ad ogni modo io ti scrivo ad Huesca, non bastandomi l’animo di attendere una tua lettera.
Mi pare un anno che tu sia lontano da me, e se penso che non sono invece che poche settimane, non so darmene pace, cotanto il mio tempo mi è diventato increscioso. Tu dirai come al solito che è la mia anima che è pigra, e che la sua lentezza indolente è quella appunto che mi fa parere più tardi che agli altri mortali i due movimenti del nostro pianeta. Ma questa volta t’inganni; e dico in sul serio che se mai vi fu momento della mia vita in cui abbia sentito il sangue giovanile pulsare violento ed ostinato alle arterie ed al cuore, questo gli è desso. E non ho più a rimpiangere come per lo passato gli stravizzi e le orgie che, come tu affermavi, avevano ottuso i miei sensi, e spuntato le spine del desiderio. Anzi io penso che questo raddoppiarsi della mia vita, questo nuovo vigore delle mie forze morali, mi facciano appunto parere lungo il tempo che trapasso. Non dico che io non mi annoji – la solitudine mi condanna a questo – ma l’avidità con cui aspiro ad un bene impossibile, il desiderio e la speranza sempre alimentati in segreto, sono senza dubbio più potenti della noia.
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