Il Solitario del Nilo di Chiosso, sebbene appesantito da molto retorici messaggi di ispirazione cattolica e da informazioni storiche spesso assai poco attendibili, è tuttavia un racconto di avventura pura, pieno di colpi di scena, di intrighi, di passioni e di tradimenti. Indubbiamente il racconto risente delle letture e della prossimità con Emilio Salgari: Chiosso era diventato tutore dei suoi figli e curatore ed erede letterario del “padre” di Sandokan.

La vicenda ha luogo in Egitto al tempo di … è difficile dirlo, visto che alcuni personaggi della storia sono Zoroastro (nome italianizzato di Zarathuštra) vissuto, secondo le più recenti ipotesi, tra XVIII secolo e il XV secolo a.C. e i faraoni Amenhotep IV (Akhenaton) vissuto dal 1375 circa al 1334/1333 a.C. circa e Tutankhamon (1341 a.C. circa – gennaio/febbraio 1323 a.C. circa).

Chiosso immagina che Tutankhamon, alla morte di Amenhotep IV, ne usurpi il trono al legittimo successore quando nella realtà storica Amenhotep IV ebbe come successore Smenkhara e, alla morte di questi divenne faraone Tutankhamon, dell’età di 9 o 10 anni.
Chiosso peraltro dichiara francamente che “Il nostro racconto si svolge nell’anno 1500 av. Cristo, mentre Zoroastro pare sia vissuto circa 2000 av. Cristo. Ci si perdoni quindi l’anacronismo facilmente spiegabile ai fini della nostra istoria.”

Sfondo del racconto è il tentativo da parte del popolo ebraico di far riconoscere ed affermare la propria fede nel Dio unico come religione superiore al politeismo praticato allora in Egitto e di emancipare gli ebrei dall’infima condizione di vita subita sotto il potere del faraone.

In effetti Akhenaton è noto per aver abbandonato il politeismo a favore di una nuova religione di stampo pseudo-monoteistica, con la credenza in varie divinità ma una sola adorata, il dio Sole / Aton, che non si può certo identificare con il Dio degli ebrei. Questa rivoluzione religiosa fu assai contrasta e non sopravvisse a lungo dopo la morte di Akhenaton.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi

Dall’incipit del libro:

Simile ad un immenso nastro d’argento, il Nilo si snodava nell’ampia ed ubertosissima vallata egizia. Gruppi di enormi palmizi spiccavano col loro verde cupo nello sfondo di un magnifico cielo di color rossorame, terso come una lastra di metallo brunito. A vista d’occhio, il suolo verdeggiava nei suoi sconfinati campi, opimi di biade ancora tenere; poichè, ai tempi del nostro racconto, correva il mese di Ottobre. Da poco tempo le acque del grande fiume si erano ritirate nel loro naturale alveo. Il lettore non ignora che la grande fertilità della valle inferiore del Nilo è dovuta alle periodiche inondazioni di quel gran fiume, sacro per gli antichi Egizi.
Il fiume straripava, e straripa tutt’oggi, regolarmente, dal Luglio al Settembre, allagando tutto il paese per un’ampiezza variabile dai 16 ai 40 chilometri. Senza queste inondazioni, la mancanza quasi assoluta di piogge, renderebbe quella feracissima vallata un arido deserto,
simile a quelli che la circondano ad oriente e ad occidente.

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