Pubblicato in volume nel 1873 (ma già alcuni capitoli erano apparsi su riviste otto anni prima), un anno prima della morte dell’autore, La giovinezza di Giulio Cesare è un romanzo storico che descrive in maniera non propriamente organica – il sottotitolo è Scene romane – la figura di Cesare fino alla costituzione del primo triumvirato (che l’autore chiama, con il suo linguaggio sofisticato, tripicinio) con Pompeo e Crasso.

L’opera era stata pensata come risposta all’Histoire de Jules César voluta e firmata da Napoleone III, che Rovani aveva criticato per il suo fine puramente celebrativo e retorico, senza alcuna considerazione per il vero storico. Lo dichiara apertamente nel preludio:

«Non essendo imperatori e nemmeno principi di Monaco, non potevamo, oltre alle altre ragioni, aver l’autorità di far rivoltare tutta la folla verso quella parte da cui era fuggita. Ma la vita di Giulio Cesare scritta da un sovrano è stata così potente da far volger le teste di tutti gli Europei a quel lontano orizzonte.»

Il quadro storico è approfondito e si ammira la conoscenza delle opere classiche, anche se scherzosamente Rovani, a chi gli chiedeva “Chissà in mezzo a quanti libri avrà scritto la sua Giovinezza di Giulio Cesare!” rispondeva, in dialetto milanese: “Che dica pure ‘quanti litri’, e dirà meglio!”

Come ho già detto, il linguaggio utilizzato dall’autore è molto sofisticato: Rovani attinge a piene mani dal lessico classico e storico, impiegando termini e locuzioni tipiche dell’epoca romana. Le descrizioni degli ambienti, dei personaggi, delle tradizioni romane creano un quadro vivido e realistico della Roma antica.

La critica si è divisa nei giudizi su questo romanzo: si passa dalle lodi incondizionate degli amici scapigliati, citate da Benedetto Croce nel primo volume de La letteratura della nuova Italia: la Giovinezza di Giulio Cesare era «il primo e l’unico libro d’arte, degno d’Italia», pubblicato nel primo quindicennio dopo l’unità; l’autore aveva «stoffa di Shakespeare»; e via continuando.

Al giudizio più modesto dello stesso Croce:

«Ma nonostante tratti assai belli, nonostante questo fluire di una nuova forza nel non piú giovane Rovani, il libro rimane irresoluto tra una rappresentazione artistica, una monografia storica e una filosofia della storia romana; e lascia l’impressione di uno sforzo non riuscito.»

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Alquanti anni addietro, parlando di letteratura, e di teatro, e di pittura, e della difficoltà di trovare argomenti degni e facilmente inspiratori, ci siam lamentati dell’odio, onde sul nostro suolo italo-greco si volle dar di martello a tutto ciò che sapeva di greco e di romano. In architettura tutto dovea essere gotico, arabo, longobardo; in pittura guai a vedere una clamide, un calzare, un pilo; in musica, se fu sopportato l’elmo di Ezio, fu perchè Attila aveva incendiato gli edificj antichi; e intanto i giovani pittori versavano nella disperazione di trovare un soggetto che non fosse stato stancato dalla scuola romantica; le Piccarde, e le Imelde, e le Pie, e le Parisine, e i dogi di Venezia, e le Violanti, e le Margarite, e i Torquati avevano bastantemente attediati i frequentatori delle sale di Brera; e intanto noi pensavamo che il dipinto più famoso e più mirabile e più attestatore di vero genio che mai siasi visto in Europa era stato l’Ultimo giorno di Pompei di Bruloff; che in Francia, Coutur vinse tutti i quadri del Luxembourg, colla sua Orgia romana; che l’illustre Hayez a vent’anni inspirandosi nel Laocoonte di Virgilio, aveva dato una grande promessa di mantenere la gloria delle arti italiane; e altrove il celebre Klenz, inspirandosi in Grecia e in Italia, aveva costrutti edifici mirabilissimi; e nelle faccende dell’arte drammatica, Parigi respirò, quando Ponsard dall’asma di Hugo e Dumas ricondusse il pubblico nel grande ambiente di Roma antica; e risalendo due secoli addietro, il dio Shakespeare che aveva fatto parere angusti persino Sofocle ed Eschilo, e fu il gran padre della poesia moderna, aveva date le massime prove del suo genio indovinatore, mettendo in iscena la Roma di Cesare e di Bruto colla potenza di un architetto archeologo che, completando i ruderi, rifaccia una città.

Scarica gratis: La giovinezza di Giulio Cesare di Giuseppe Rovani.