A oltre centoventi anni da quando sono stati scritti, questi testi di Anna Kuliscioff colpiscono per aver conservato aspetti di sorprendente attualità. Innanzitutto c’è da sottolineare come Anna Kuliscioff sia soprattutto ricordata per la sua funzione di “musa ispiratrice” per i suoi compagni, prima Andrea Costa e poi Filippo Turati, lasciando troppo spesso in secondo piano i suoi aspetti che sono invece i più interessanti, cioè la sua battaglia per la difesa dei diritti delle donne, per far da apripista del concetto di reale uguaglianza rispetto alla componente maschile dell’umanità.

Certamente le grandi lotte delle donne a partire dagli anni ’70 del secolo scorso hanno consentito di riproporre all’attenzione tutti i grandi temi sulla condizione femminile che Anna Kuliscioff nei suoi scritti e nella sua azione politica aveva posto sul tappeto con acuta preveggenza. Ma gli argomenti – sempre affrontati con grande capacità dialettica e spesso con fine ironia – portati avanti da Anna Kuliscioff non credo che siano neppure oggi del tutto superati. Certo, il diritto di voto alle donne non è più messo in discussione e ci siamo quasi dimenticati quanto è costato perché venisse ottenuto (ed è giusto e opportuno ricordarlo, come ha fatto, ad esempio Paola Cortellesi con il suo recente bel film C’è ancora domani); almeno formalmente la discriminazione salariale pare almeno attenuata, ma chi ha lavorato nell’industria, ad esempio, sa bene come sia ben più difficile per le donne scalare le categorie previste dai contratti collettivi, perpetuando in questo modo le differenze retributive anche a parità di lavoro svolto. Quasi incredibilmente oggi è facile sentirsi dire che non si può più parlare di “patriarcato” visto che una donna è alla presidenza della commissione europea e sempre una donna è, in Italia e non solo, alla guida del governo. Come se fosse sufficiente essere donna per imprimere una svolta decisiva su alcune questioni che riguardano l’effettiva uguaglianza e che possono prendere corpo invece soprattutto da una presa di coscienza che parta dall’educazione, dall’istruzione, dalla costruzione di una diversa sensibilità. Il patriarcato è certamente superato come insieme di leggi che sanciscono una supremazia, ma è vivissimo come mentalità di dominio dell’uomo sulla donna.

Gli scritti qui raccolti coprono un periodo che va dal 1890 al 1913, pubblicati prevalentemente sul giornale “Critica sociale” o “La difesa delle lavoratrici”. Lo scritto di apertura è quello più noto e che ha avuto in più occasione la dignità di pubblicazione autonoma, intitolato Il monopolio dell’uomo ed è il testo di una conferenza tenuta il 27 aprile 1890 presso il Circolo Filologico milanese. In questa conferenza l’autrice storicizza le cause dell’inferiorità femminile contrastando le allora molto in voga e strumentalmente utilizzate interpretazioni biologiche di stampo lombrosiano. Molto interessanti sono anche gli scritti incentrati sul tema delle donne lavoratrici, con i quali Anna Kuliscioff, attraverso una garbata ironia ma senza trascurare la convinta indignazione, prova a mettere qualche cuneo che possa essere utile a sovvertire “l’ordine naturale delle cose” che vorrebbe la donna regina della casa per poterla rendere facilmente schiava della vita domestica; quando poi l’urgenza dei problemi economici della donna proletaria impone l’accettazione del lavoro salariato questo non fa che creare l’accumulo di quest’ultimo a quello che le spetta “per natura”, cioè la cura della casa e dei figli. Da sottolineare che su questo tema Anna Kuliscioff polemizzò talvolta aspramente con Anna Maria Mozzoni che temeva che un’eccessiva tutela salariale e normativa della mano d’opera femminile avrebbe avuto la conseguenza dell’espulsione delle donne dal mondo del lavoro confinandole nuovamente alla cura della casa «a covare le uova in solitudine e silenzio».

La legge del 1902 sul lavoro delle donne e dei fanciulli – per l’emanazione della quale Anna Kuliscioff e il gruppo delle donne socialiste milanesi si erano prodigate al massimo – risentiva, come era prevedibile, delle mediazioni governative. Molto più difficile è, ancora oggi, reperire e divulgare gli scritti di Anna Kuliscioff su grandi temi come quelli sul parlamentarismo (e l’opposizione a questo), la politica internazionale, il rapporto Giolitti-Turati. Non possiamo dimenticare che spesso Anna Kuliscioff è stata accusata, soprattutto da una parte del movimento delle donne, di essersi sentita troppo vincolata alle posizioni del partito socialista, che, come tutti gli altri partiti, era gestito da uomini e dove solo gli uomini, spesso ottusi e refrattari alle tematiche femministe e alla necessità di battersi per la reale parità donna-uomo, erano posti in posizioni di dirigenza. È chiaro che su questo piano Anna dovette cedere qualcosa sul piano di un certo “realismo” politico.

Non possiamo dimenticare tuttavia come fosse stata infaticabile a richiamare Turati in direzione di una strategia di grandi riforme e non solo sul suffragio femminile, ma anche sulle questioni tributarie, militari, sociali, scolastiche. Il conflitto con la parte maggiormente conservatrice del suo partito e con le posizioni più retrive che gli uomini del partito socialista stesso sostenevano non fu mai nascosto, rivelando spesso una certa sua affinità soprattutto con Gaetano Salvemini. A me pare tuttavia che abbia saputo coniugare piuttosto bene la concretezza per il presente con la tensione ideale per un futuro non facilmente raggiungibile ma nel quale poter sperare e per il quale vale la pena di combattere. E senza neppure troppi cedimenti… se leggiamo in questa antologia il testo Suffragio Universale? Possiamo comprendere come Anna Kuliscioff non esiti certo a polemizzare direttamente con Turati (anche se non lo nomina…) e con la redazione dell’“Avanti!”, tanto che obbligò lo stesso Turati a una risposta “giustificatoria” che si apre con le parole: «La parola all’imputato! E l’imputato è qui in carne ed ossa.»

Il libro dal quale abbiamo tratto questi scritti di Anna Kuliscioff è un testo teatrale – nel quale gli scritti di Kuliscioff occupano la seconda parte – imperniato su questa importante figura della politica italiana di fine ottocento e inizio novecento, intitolato appunto Anna Kuliscioff a opera di Maricla Boggio e Annabella Cerliani, attive per anni nel mondo del teatro e dell’arte e, voglio ricordarlo, fondatrici dell’associazione Isabella Andreini nata per incentivare la scrittura e la produzione di testi teatrali da parte di donne. Su questo tema mi permetto di segnalare il bel libro – edito nel 2002 – di Maricla Boggio Le Isabelle – dal Teatro della Maddalena alla Isabella Andreini.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Signore, signori,
voglio anzitutto confessarvi che, pensando intorno all’inferiorità della condizione sociale della donna, una domanda mi si affacciò alla mente che mi tenne per un momento perplessa e indecisa. Come mai – mi dissi – isolare la questione della donna da tanti altri problemi sociali, che hanno tutti origine dall’ingiustizia, che hanno tutti per base il privilegio d’un sesso o d’una classe?
Potrebbe, teoricamente, sembrare che, poiché al giorno d’oggi il privilegio di qualsiasi natura – cardine essenziale di tutti gli istituti sociali, dei diritti civili e politici dei rapporti fra le varie classi e fra l’uomo e la donna – viene discusso, combattuto e perde terreno dovunque – potrebbe sembrare, dicevo, che da ciò venir dovesse anche un po’ di giustizia per la donna, la vittima più colpita nei rapporti sociali moderni.
Ma l’esperienza di altre e molte donne che si attentarono a deviare dal binario tradizionale della vita femminile in genere, e soprattutto l’esperienza mia propria, m’insegnarono che, se per la soluzione di molteplici e complessi problemi sociali si affaticano molti uomini generosi pensatori e scienziati, anche delle classi privilegiate, non è così quanto al problema del privilegio dell’uomo di fronte alla donna.

Scarica gratis: In difesa dei diritti delle donne di Anna Kuliscioff.