Nel 1922, due anni dopo la sua prima raccolta di novelle, I passeggeri di Caronte, Gherardi diede alle stampe questa serie di divagazioni, senza un filo conduttore preciso, non coagulate attorno a un tema particolare, ma lasciate liberamente e bizzarramente cercare un punto di osservazione sul mondo.

I francesi chiamano “causerie” questo genere di conversazione ironica e leggera. Si trovano in questo testo, complessivamente modesto, le pagine migliori dove sono tratteggiate con ironia e humour le sagome mediocri del mondo piccolo borghese. Si scorge il tentativo giovanile dell’autore di sfuggire alla limitazione giornalistica dello scritto che ha il respiro di un giorno per tentare la strada della fantasia sognante caratterizzata da estrosità e bizzarria che troverà compimento in seguito nei suoi migliori lavori teatrali.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Si ringrazia la Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova (http://www.bibliotecateresiana.it/) per la disponibilità dimostrata fornendo generosamente le scansioni dell’originale.

Dall’incipit del libro:

Me l’ha raccontata un uomo illustre, un uomo della capitale. A Giovacchino Rossini, una volta, si presentò un giovane musicista, il quale, sottoponendo al Maestro un voluminoso scartafaccio, disse con modestia non si sa bene se vera o apparente:
— Ho scritto questo zibaldone, ma non so superare la difficoltà del titolo. Sono incerto fra Notte di crisi o Tempesta di anime. Mi aiuti lei, maestro, mi dica il suo parere.
Gioacchino Rossini, soppesò lo scartafaccio, tentò qualche nota al clavicembalo poi si volse al giovane, di scatto, come colpito da un’idea violenta:
— Dite un po’; giovanotto: ci sono delle mosche nel vostro zibaldone?
Il giovane rimase un attimo perplesso, stupito.
— Mosche?
— Sì, mosche! – insistè il maestro.
— No, maestro, non ce ne sono, ma…
— E zanzare ce ne sono? – incalzò Rossini, implacabile.
— Zanzare? No, nemmeno zanzare… ma….
Il maestro riconsegnò lo scartafaccio al giovinotto.
— Ecco – gli disse – il titolo è fatto.

Scarica gratis: Né mosche, né zanzare di Gherardo Gherardi.