(voce di SopraPensiero)

Il romanzo si ispira, come dichiarò l’autore stesso, all’«idea di giustizia». È il primo di una trilogia che prosegue con Etzel Andergast (1930) e La terza esistenza di Joseph Kerkhovens (1934) sempre incentrarti sul personaggio di Etzel Andergast, figlio sedicenne (nel primo dei tre romanzi) del giudice barone Andergast.

 

Il caso Mauritius, pubblicato a Berlino nel 1928 è ispirato da un fatto di cronaca avvenuto nel 1906. Un professore di storia dell’arte Leonhard Mauritius viene riconosciuto colpevole e condannato, a causa delle prove raccolte dal pubblico ministero Andergast, per uxoricidio a danno della moglie Elli che aveva scoperto la relazione tra suo marito e sua sorella, Anna Jahn. La chiave del processo è la deposizione del testimone d’accusa Gregor Waremme, amico intimo sia dell’imputato che della sua amante.

Il pubblico ministero barone Andergast è separato dalla moglie, madre di Etzel, e, dopo aver spinto al suicidio l’amante di lei, l’ha tenuta accuratamente lontana dal figlio. La ricerca che Etzel farà della madre si intreccerà al suo impegno per chiarire il caso Mauritius.

Infatti i tentativi del padre di Leonhard Mauritius di ottenere la grazia per il figlio, spingono Etzel ad abbandonare la casa paterna per rintracciare Waremme e convincerlo a ritrattare. Pur arrabbiato col figlio, Andergast si decide a riaprire il caso Mauritius e, dopo una serie di colloqui con il detenuto che fanno emergere una situazione confusa, entra in crisi e chiede di graziare il detenuto non ritenendo esistano condizioni per la revisione del processo.

Mentre Mauritius viene graziato, Etzel torna con le prove della sua innocenza. Waremme confessa infine chi sia stato il vero autore del delitto e le circostanze che a questo hanno condotto.

Mauritius non riesce a ricomporre le relazioni di un tempo, in particolare con Anna Jahn e con una figlia nata da altra relazione, e si suicida. Il faccia a faccia tra Etzel e suo padre è drammatico e fa emergere il fallimento della giustizia e, quindi, della stessa esistenza del barone Andergast.

Concludo con due citazioni di due personaggi “minori”: dice Melchiorre Ghisels, scrittore e riferimento culturale importantissimo per Etzel: “Originariamente la giustizia e l’amore erano sorelle. Nella nostra civiltà non sono nemmeno più lontane parenti. Si possono dare tante spiegazioni a questo fatto, senza spiegare nulla”.

Dice invece Waremme: “Tutti i cercatori di giustizia sbagliano strada; qualunque sia quella che prendono, è sempre quella sbagliata”.

Credo che in queste riflessioni ci sia gran parte della chiave di interpretazione di questo romanzo, trasposto per il cinema nel 1954 da J. Duvivier e nel 1961 per la TV da A.G. Majano. Edizione elettronica ricavata dalla prima traduzione italiana del 1931 ad opera di Alessandra Scalero.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Prima ancora che fosse apparso l’uomo dal berretto a visiera, un’inquietudine piena di presagi si era impadronita del giovinetto Etzel. Forse era colpa della lettera col bollo postale svizzero, trovata sulla consolle del corridoio tornando da scuola. La prese in mano considerandola attentamente con i suoi occhi miopi. I caratteri lo colpirono come qualcosa di dimenticato, di cui non ci si può più sovvenire. Che cosa misteriosa, una lettera chiusa! «Al Procuratore Generale Barone von Andergast», diceva l’indirizzo: caratteri rotondi, frettolosi, che sembravan quasi correre via.
— Chi avrà scritto, Rie? – domandò volgendosi alla governante che usciva di cucina. Sin dall’infanzia, era abituato a chiamare semplicemente Rie la signora che era in casa da più di nove anni; e aveva verso di lei quella confidenza naturale per una donna chiamata a occupare il posto della madre, e che ne disimpegna anche tutte le mansioni esteriori.
Diciamo subito che il barone Andergast era separato dalla moglie da nove anni e mezzo; e le draconiane condizioni dell’atto di separazione obbligavano la donna a rimanere lontana dal figlio: ella non doveva nè vederlo nè scrivergli; lo stesso divieto, s’intende, anche a lui era fatto, e nessuno doveva ricordarla in sua presenza.

Scarica gratis: Il caso Mauritius di Jakob Wassermann.