Secondo l’Enciclopedia Suda, Eraclito era soprannominato skoteinós (l’oscuro) e il suo stile viene definito “completamente poetico”. Il filosofo “del fuoco” è in effetti un ermetico ante-litteram; come anche Bodrero ricorda, la leggenda dice che Socrate abbia affermato che per afferrarne il senso ci vorrebbe un palombaro. Timone disse che il suo scritto “è tutto puntuto di arcani”. E le pagine di Eraclito sono “oscure” per Platone e Apuleio, Seneca e Aristotele. Per Plutarco sono però “chiare le sue immagini”.
In Ecce homo scrive Nietzsche: “Prima di me non c’è questa trasposizione del dionisiaco in pathos filosofico: manca la saggezza tragica, – ne ho cercato invano le tracce persino nei grandi filosofi greci, quelli dei due secoli che hanno preceduto Socrate. Mi rimaneva un dubbio per Eraclito, nella cui vicinanza sento generalmente più calore e mi sento più a mio agio che in qualsiasi altro luogo.
L’affermazione del fluire e dell’annientare, carattere decisivo in una filosofia dionisiaca, il «sì» detto all’opposizione e alla guerra, il divenire, con il radicale rifiuto dello stesso concetto di «essere» – qui io devo riconoscere ciò che finora è stato pensato di più affine a me, sotto tutti gli aspetti. La dottrina dell’«eterno ritorno», cioè del movimento circolare, assoluto e ripetuto all’infinito di tutte le cose – questa dottrina di Zarathustra potrebbe in fondo essere già stata insegnata anche da Eraclito. Per lo meno ne reca tracce la Stoa, che ha ereditato da Eraclito quasi tutte le sue concezioni fondamentali.”
L’ottimo lavoro di Bodrero resta a tutt’oggi uno dei più importanti tra gli studi incentrati sull’analisi del pensiero del filosofo del fuoco e getta luce, per quanto è possibile, su tutti gli aspetti del pensiero eracliteo, mettendo a confronto le fonti, così come sono state elaborate dai più importanti filologi che si sono adoperati per la ricostruzione dei frammenti, il Diels su tutti, ma anche Ingram Bywater, R. Hercher etc.
Il saggio introduttivo anticipa in un certo qual modo le riflessioni che nel 1967 Fink espose nel convegno su Eraclito del 1967 a Francoforte, in contraddittorio con Heidegger, e che iniziò con queste parole: “Grande pensatore inaugurale, Eraclito, la cui voce, come quella della Pizia, ci giunge attraverso i millenni!”. Per questo il suo pensiero è difficile da comprendere alla luce delle categorie del pensiero occidentale. Per dare un’interpretazione dei frammenti eraclitei è necessaria un’autocritica tra le più forti e si deve anche osare. Si può “presentire” Eraclito se noi stessi pensiamo a un’interpretazione speculativa e ci sforziamo di dialogare con la tradizione.
Se leggiamo Eraclito alla luce della nostra esperienza e pratica di studiosi occidentali, quando leggiamo che “la strada che conduce in alto e quella che volge al basso è la medesima” non possiamo non pensare che Eraclito abbia torto. Ma, come dice Fink, Eraclito non pensa ancora metafisicamente, mentre noi ci sforziamo di non pensare più metafisicamente. Lo iato che ci separa da Eraclito è quindi la metafisica, che in Eraclito ancora non troviamo e che ancora condiziona il nostro pensiero.
Per sforzarci di procedere sul cammino di questo avvicinamento ancora oggi il testo di Bodrero è uno strumento prezioso.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Racconta Aristotele che alcuni stranieri volevano un giorno visitare Eraclito d’Efeso e, recatisi da lui, lo trovarono che si scaldava presso un gran fuoco. S’arretrarono essi, ma il filosofo li incoraggiò ad entrare egualmente, dicendo loro che pur in quel luogo eran gli Dei. Così, soggiunge lo Stagirita, anche alla ricerca su la natura di ciascun animale conviene accingersi di buon animo, poichè da per tutto è qualche legge di natura e qualche bellezza.
L’aneddoto, sembra offrire in ogni senso, lo spunto più opportuno per chi voglia discorrere delle antichissime filosofie e di quella di Eraclito in ispecie. Poichè, innanzi tutto, il pensiero moderno e la stessa anima nostra potrebbero trovar molti Dei nelle sentenze e nelle dottrine di questi antichi profeti, che nessuna audacia di consapevole progresso ha ancora oltrepassato. Ma convengono umiltà ed affetto a chi voglia accostarsi alla fiamma gagliarda di che quelle verità s’accesero, convien superare oscurità, dubbi, contaminazioni, per riescire a rintracciare quelle parole mirabili, convien che si veda, a traverso altro stile, in diverso linguaggio, per entro differenti congegni d’espressione, come in quei placiti si contengano, ancor vivi per la nostra fantasia e per la nostra curiosità del vero, i problemi più limpidi dell’assoluto. Poichè, se ben da per tutto è qualche legge di natura e qualche bellezza, pur nessuna filosofia, a chi cerchi d’esaltarsi sinceramente nel fremito d’un pensiero ideale rivela tanto naturale bellezza quanto quella dei precursori di Socrate, e tra questi nessuno, come Eraclito, rende con egual spontaneità l’ansia tormentosa, in che non ostante seguitiamo a vivere, in vano attendendo risposta alle domande eterne che rivolge all’universo lo spirito umano.
Scarica gratis: Eraclito di Emilio Bodrero.