Racconto per fanciulli, pubblicato inizialmente in due volumi all’inizio del XX secolo, fu più volte ristampato fino agli Anni ‘50. Questa edizione digitale è tratta dall’edizione illustrata del 1944, che contiene un centinaio di immagini di Attilio Mussino (morto nel 1954; quindi disponibili per una edizione illustrata dal 2025).

Seguendo un filone molto popolare nei libri per la gioventù, di cui il più celebre esponente è Pinocchio, seguito dal Giornalino di Gian Burrasca, l’eroe, anzi i due eroi, sono bambini terribili, per nulla amanti dello studio e non sempre disponibili a barattare le comodità della vita, che gli adulti fornirebbero loro, con una tranquilla obbedienza e la conformità alle regole sociali. I due ragazzini non hanno famiglia e non studiano; e il libro inizia quando Saltapicchio, aiutante in una bottega di barbiere, decide di abbandonare il suo lavoro per “esplorare” il mondo con l’amico vagabondo, Lumachino.

Tra avventure a volte drammatiche, spesso divertenti, i due attraversano boschi, fiumi, villaggi; incontrano persone generose ed affettuose, ma si fanno anche inseguire rabbiosamente quando la monelleria provoca qualche danno. Sono ”adottati” prima da un generoso maestro, poi da un medico a cui è morto il figlioletto, ma questi affetti, il buon cibo, il letto caldo e l’affettuosa governante non sono sufficienti a spegnere la sete di avventure dei due, che ogni volta ripartono per nuove avventure.

A dieci righe dalla fine, siamo informati che alla fine i due monelli “hanno messo la testa a partito”. Ma ci possiamo davvero credere? Piccioni non scrisse altre loro avventure, ma tutti i ragazzini che hanno letto queste, hanno sicuramente fantasticato di emularli, e anzi, di aggiungere con la fantasia chissà quali vagabondaggi alla loro avventurosa storia.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Di fuori un rasoio immenso di legno inargentato, che alla luce sanguigna del tramonto prendeva un aspetto truce e terribile, come d’una luccicante mannaia sospesa sul capo dei clienti che si fossero arrischiati ad entrare in bottega; dentro, una grande specchiera, un lume a petrolio molto fumante, ma in compenso anche molto puzzolente, un seggiolone girevole ed una vetrina piena d’unguenti, di cerette, di saponi profumati. Era il ‘Salon pour toilette’ di Ferdinando Bellachioma.
Oh quel ‘toilette’! Era stato causa, per più d’un mese, di litigio tra il sindaco e il farmacista. Il primo diceva che si doveva pronunciare ‘tualet’, il secondo ‘toilet’. Se non ci fosse entrato di mezzo Nando sarebbe andata a finir male: il sagace figaro sentenziò che si doveva dire ‘teletta’ e tutto finì lì.
Tanto valeva allora scriverlo in italiano!

Scarica gratis: Saltapicchio e Lumachino di Augusto Piccioni (alias Momus).