Questo volume, pubblicato postumo nel 1957 a cura del fratello dell’autore, Roberto – anch’esso poeta – e prefato da Francesco Flora, raduna tutta l’opera poetica di Sergio Ortolani, che spazia dagli anni giovanili fino all’anno precedente la morte e che era stata di volta in volta pubblicata su varie riviste e in volume limitatamente alla raccolta “Selva”.

Attento studioso del Petrarca e dei Provenzali oltreché dei grandi poeti francesi di fine Ottocento, Ortolani dà forma alla sua lirica modellandola attraverso le principali esperienze poetiche del primo Novecento, dai crepuscolari agli ermetici, ma imprimendo sempre il segno autentico e riconoscibile della sensibilità forgiata dalla sua coscienza di artista sempre lontana da eccessi e appiattimenti nei confronti dell’arte predominante.

Accanto quindi ai suoi scritti letterari e di critica d’arte, che testimoniano delle sue doti di ricercatore e della sua estesa cultura, è giusto porre la sua poesia dove spontaneità e complessità si coniugano con la sua fede sempre attenta, che è soprattutto fede nella fraternità e dove emerge costantemente grande capacità di equilibrio e di serenità.

Il volume è chiuso con le liriche dedicate alla moglie Blanche Goode Piccoli deceduta nel 1944.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

CARNOVALE

E tricche-tracche e nacchere
E tamburelli da gitana
tutt’a un tratto schioccano
una musica pacchiana.

Pifferi, chitarrini e ciaramelle
guidano il coro in voce di falsetto.
Sopra i vicoli altissimi del ghetto
fra gronda e gronda ammiccano le stelle.

– E tricche e tracche, e màngiala
questa mandorla candita:
ha odore di vainiglia
E di miele è saporita.

– E tricche e tracche, e bàciala
questa bocca spasimosa:
le gengive san di zàgara
E la lingua sa di rosa.

– Ma se tu mi beffi e nicchi
E la lingua non mi dai,
quest’arancia a spicchi a spicchi
sulla bocca mi morderai.

– Mezza tu e mezza io,
morso tuo e dente mio.
– Mezza io e mezza tu,
o schizzinosa non ridi piú.

Rieti 1914

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