Nella sua fase di apprendistato culturale e professionale presso il giornale «L’indipendente» Silvio Benco ebbe contatto con varie personalità tra le quali il critico musicale Gian Giacomo Manzutto, e certamente la possibilità di giovarsi di questa esperienza fu importante nella formazione di Benco.

Negli anni 1893-1894 prese forma – e breve vita – la rivista, che il Manzucco appunto fondò e diresse, «La rivista musicale illustrata»; su questa rivista apparvero spesso brevi scritti di Benco, in genere entusiasti di musica wagneriana. Poco dopo Benco iniziò un rapporto di collaborazione con il musicista Smareglia che ebbe sbocco con le opere La Falena e Oceana delle quali Benco scrisse il libretto.
Non è quindi per caso che Benco fosse chiamato nel 1905 a tenere la conferenza della quale è riprodotto il testo in questa edizione elettronica e nella quale tratta delle varie forme di sensibilità artistiche e non, per incentrarsi poi sul “mare nostalgico” nel quale trova sbocco lo spirito suscitato tra “tensioni e torsioni” dalla musica wagneriana.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

L’arte, comunemente, è tenuta per una cosa inutile. A rialzarla alquanto in pregio, presso gli utilitari, che tengono il libro maestro della vita, a scusarla quasi di sua pertinace esistenza attraverso tutte le evoluzioni umane, le si vollero mettere puntelli: alcuni, per esempio, la vollero incarnazione della morale; altri la fecero interprete di verità. Rispetto alla prima incarnazione, mi viene ora a memoria la fine parola di un inglese, teologo, e quindi moralista (inglese, teologo e moralista, offro tutte le garanzie), il quale disse che per lui la morale era una cosa tanto bella e nobile in sè stessa da non aver bisogno dell’arte per trovar la sua strada; non si intendeva d’arte; ma capiva che essa pure si ritenesse di per sè tanto bella e nobile da non aver bisogno della morale per essere qualche cosa. Questo teologo intuiva certe opportunità di confini meglio di molti artisti. Comprendeva che, se le cose fossero le stesse, lo spirito non inclinerebbe a sentirle in modo differente. Ciò che è verità può bene appartenere all’arte; ma non è necessario ed inevitabile che scelga appunto lei a sua interprete; ciò che è morale può bene entrare di riverbero nell’arte; ma potrebbe anche farne a meno. L’arte, veramente, incomincia dove appariscono alterazioni dello spirito umano diverse da quelle che si coordinano nel senso filosofico, vale a dire in quel senso al quale convien cimentarsi alla scoperta del vero mercè premesse di accertata esattezza; e altrettanto diverse da quelle che si coordinano nel senso etico, ossia nella facoltà delicata di armonizzare i rapporti dell’uomo con gli altri uomini e con la società secondo un’equa coscienza dei doveri reciproci.

Scarica gratis: Musica e nostalgia di Silvio Benco.