Dopo il grande successo internazionale di Antony Adverse ci si poteva attendere il ripercorrere da parte dell’autore lo stesso modello. Allen prova invece una nuova strada con Action At Aquíla che conferma la sua statura di narratore di prim’ordine.

Prendendo spunto da un episodio minore della guerra civile americana, che ha grande influenza però sulla sorte dei protagonisti, riesce a rendere i personaggi, anche quelli minori, e le loro emozioni in una atmosfera di immediatezza e a far apparire solo apparentemente remoto lo scenario nel quale si muovono; questa immediatezza si esprime anzitutto attraverso la comprensione della crudeltà e dell’inutilità della guerra. La Valle Shenandoah in Virginia è l’ambiente, e la fase finale della guerra il tempo di questo romanzo.

Benché la situazione sia un po’ stereotipata (un ufficiale dell’esercito del nord che vince la fedeltà di una donna del sud alla quale era stato costretto dalla strategia della “terra bruciata” a incendiare la casa), il ritmo narrativo la rende autentica e attuale e al riparo degli echi artificiali del passato. Nonostante questo il testo risulta anche un efficace studio della guerra di secessione. La capacità del valoroso colonnello Franklin di mantenere il segreto della morte del marito dell’infelice e coraggiosa Elizabeth Crittendon è il perno attorno al quale si svolge il romanzo, tra le vicende di giovani donne innamorate di giovani che restano dilaniati dalla guerra e alcuni particolari storici molto efficacemente presentati tramite le figure del generale Sheridan e del presidente Buchanan.

La guerra di secessione è un tema caro agli scrittori americani, ma certamente questo romanzo non occupa, nell’ambito di questa tematica, una posizione secondaria.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Verso sud, due possenti catene dei Monti Appalachiani si allungavano nell’azzurra lontananza, come agguerrite carovane in marcia verso l’eternità. Tra quelle giogaie parallele si distendeva la Valle dello Shenandoa: bellissima e serena, in apparenza, quanto i recessi dell’Isola dei Beati.
Da un elevato sperone del Blue Ridge dove s’era fermato un momento per far riprender fiato al suo cavallo, il colonnello Nathaniel Franklin del 6° reggimento cavalleria di Pennsilvania vedeva fin quasi alla Carolina Settentrionale. “Terra di ribelli”: poiché ancora i Confederati occupavano la parte alta della Valle, e quanto si perdeva al di là dell’orizzonte.
Non che il colonnello, in cuor suo, la pensasse proprio terra di ribelli. Nonostante la grande bellezza, anzi, forse per questa ragione appunto, la vista di quel fiorente paesaggio fece sí che gli occhi gli si velassero di una nube penosa che minacciò di nascondergli per un istante le terre che là, dinanzi a lui, si perdevano verso sud. Con un gesto di sdegno egli dissipò quella nube; e gli sfuggí un’imprecazione sommessa. Il paese ch’egli vedeva, ancora egli lo considerava una parte degli Stati Uniti, di cui un certo numero di abitanti aveva bisogno d’esser riconvertito alla fede dei propri padri: magari, ove fosse necessario, a forza di calci e pugni apostolici. Del resto, il colonnello non ne faceva punto un caso personale. Il problema che subitamente l’ondulato paesaggio gli offriva era, o cosí piaceva pensare a lui, di carattere puramente militare. E in altri tempi, troppi veri amici aveva avuto al di qua del Potomac, per metterli tutti in un fascio sotto lo sdegnoso epiteto di “ribelli”: oggi ancora, dopo parecchi anni di lotte accanite.

Scarica gratis: La cavalcata del colonnello Franklin di Hervey Allen.