I quindici giorni catastrofici durante i quali il Sole si è inspiegabilmente “spento” cessando di rischiarare e riscaldare la Terra sono descritti in un diario tenuto da un anonimo abitante di Milano tra il 16 e il 30 aprile del 1920.
Non rimangono, sembra, molte testimonianze di questo avvenimento. Nel breve prologo si legge:
«Il grande dramma che sconvolse l’umanità, fu così fulmineo e travolgente che anche i giornali ne furono scombussolati e sopraffatti. C’era ben altro a cui pensare. Tutte le abitudini, tutte le regole barbute dell’esistenza normale erano andate a catafascio e, nella gigantesca epidemia di terrore da cui le turbe vennero invase, nessuno pensò più a leggere i giornali, né, tanto meno, a scriverli.»
Il racconto di Tegani si può quindi inserire nel filone fantascientifico-catastrofista e, se pure con qualche riserva, nella bibliografia della “fine del mondo”. Con qualche riserva perché dopo i quindici giorni svoltisi in un crescendo drammatico, sufficienti a esaurire risorse alimentari, combustibile per riscaldarsi e per illuminare quel poco che era possibile e per scatenare panico e carestie, violenza e disperazione, il sole si riaccende illuminando un’umanità superstite già rassegnata a una rapida agonia. Ma Tegani utilizza il “genere” fantascientifico per la sua satira sociale e politica. Chi narra gli avvenimenti è milanese e nel racconto si individuano numerosi personaggi della vita culturale e politica della Milano del 1920 (che oltre ad essere l’anno nel quale è ambientato il racconto è anche l’anno di pubblicazione di questo libro). E fa senza esitazione nomi e cognomi.
Il sindaco Emilio Caldara – primo sindaco socialista di Milano e che rimase in carica fino al novembre dello stesso 1920 – è spesso nel mirino, ed entra in scena firmando un manifesto sull’emergenza in corso che inneggia al “sol dell’avvenire”. Una frecciata anche all’ora legale, che istituita come misura di guerra, sarebbe stata in vigore proprio fino al 1920. Forse che il sole sia sceso in sciopero – come ferrovieri, postelegrafonici etc. – proprio per protestare contro questa “invenzione” dell’ora legale? Abbiamo poi incontri con letterati dell’epoca, da Marinetti che inneggia all’avvento di Mafarka in piazza del Duomo, a Gino Rocca, e al politico liberale Candiani (che nel 1919 aveva tenuto il comizio al corteo nazionalista che assaltò la sede dell’”Avanti!”) con menzione per Giuseppe Giulietti, figura notissima nell’ambito del sindacalismo marittimo e che nel 1919 era stato eletto deputato. Il tutto passando da un luogo all’altro tra quelli storicamente tradizionali della Milano dell’epoca, e tuttora presenti in Galleria come il ristorante Biffi e la pasticceria Savini.
Il Sole spento è testo probabilmente più citato che letto (per esempio associato piuttosto discutibilmente alla letteratura millenarista-futurista, perché Tegani non risulta collegato in qualche modo al futurismo e questo romanzo non ha le caratteristiche di questo movimento letterario né per la forma né per il contenuto) e questo a causa della sua attuale totale irreperibilità. Pubblicato nella collana “Romantica” di Vitagliano diretta da Enrico Cavacchioli – ed è questo l’unico legame tra Tegani e il futurismo – non è più stato ristampato (neppure in antologie di protofantascienza o altro a quanto mi risulta) e nella sua originale pubblicazione non risulta neppure censito dall’OPAC SBN.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Il terribile avvenimento è ancora così vivo nella memoria di tutti, che un racconto può sembrare superfluo.
Può sembrare, dico; ma in realtà non è. Noi sappiam bene, quanti siamo, quale tremenda crisi dovemmo subire e superare. Ognuno di noi, in ogni angolo di questo sciagurato globo terraqueo, l’ha vissuta per proprio conto, dall’inizio alla fine, giorno per giorno, ora per ora, attimo per attimo, in tutti i suoi spaventosi particolari. Noi, dunque, non abbiam bisogno di informazioni, benchè la nostra personale conoscenza dei fatti sia piuttosto, episodica e disordinata, limitandosi a ciò che ognuno potè vedere intorno a sè. Ma mi par doveroso pensare a quelli che verranno.
Se ne incaricherà la storia? Può essere; ma mi sembra, a ogni modo, che la cronaca non debba lavarsene le mani. Ora ognun sa che la cronaca del fenomeno, la cronaca precisa, fedele, quotidiana, è mancata completamente.
Il grande dramma che sconvolse l’umanità, fu così fulmineo e travolgente che anche i giornali ne furono scombussolati e sopraffatti. C’era ben altro a cui pensare. Tutte le abitudini, tutte le regole barbute dell’esistenza normale erano andate a catafascio e, nella gigantesca epidemia di terrore da cui le turbe vennero invase, nessuno pensò più a leggere i giornali, né, tanto meno, a scriverli.
Era naufragata ogni fede.
Scarica gratis: Il sole spento di Ulderico Tegani.