Scritto nel 1842, in collaborazione con Auguste Maquet, è l’esordio di Alexandre Dumas nel romanzo storico. I tre moschettieri, sempre in collaborazione con Maquet, sarà pubblicato solo due anni dopo. È curioso però trovare in questo romanzo, in un ruolo assolutamente secondario, un certo d’Artagnan, capitano dei moschettieri. Si incontrano anche un Pompadour ed un Richelieu, ma tutti questi personaggi non hanno relazione alcuna con i personaggi storici meglio conosciuti o col d’Artagnan de I tre moschettieri, ambientato in un periodo che precede di cent’anni questo romanzo.
Siamo nel 1718: alla morte di Luigi XIV sale al trono il figlio bambino (Luigi XV), e viene nominato come reggente Filippo d’Orleans, fratello minore del Re Sole. Contro di lui congiura, insieme con la monarchia spagnola, una schiera di nobili capitanata dalla duchessa del Maine, antica amante di Luigi XIV e madre di alcuni suoi figli poi legittimati. Il nostro protagonista, il cavaliere d’Harmental, vero cavaliere senza macchia e senza paura, si fa coinvolgere nel complotto e si impegna – senza successo – a rapire il reggente ed a condurlo prigioniero in Spagna. Le avventure di d’Harmental si intrecciano al suo amore, ricambiato, per una bella vicina di casa, Batilde, figlia orfana di un antico seguace di Filippo, e il lieto fine della vicenda deve molto a questo amore.
Nota comica, ma tenerissima, è quella di Buvat, il tutore di Batilde, che ha come unica qualità, insieme all’amore per la pupilla ed alla sua generosità, quella di avere una bellissima calligrafia. Si ricorda che Dumas, da giovane, si mantenne agli studi a Parigi ottenendo diversi incarichi, proprio grazie alla sua bella calligrafia, dal duca d’Orleans, il futuro re Luigi Filippo. E il nonno di questi, il reggente Filippo d’Orleans, viene descritto con molta simpatia nel romanzo, scagionandolo dalle calunnie dei suoi avversari che lo accusavano di progettare attentati alla vita del re Luigi XV.
Due parole sulla storia editoriale della traduzione italiana: sono disponibili in rete due edizioni diverse: una di Napoli (Società editrice 1852-53 in 4 volumi, che abbiamo utilizzato), ed una di Milano (presso Ernesto Oliva libraio, 1854 in tre volumi). L’edizione di Napoli risulta tradotta da Guglielmo Villarosa, e quella di Milano da Gaspare Aureggio, ma se si confrontano le due edizioni, si scopre che il testo è il medesimo, alla lettera. Difficile giudicare se il plagio, all’epoca e tra due stati diversi poteva essere perseguibile, ma sicuramente si tratta di un caso di truffa da parte di un milanese nei confronti di un napoletano.
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
Il 22 marzo dell’anno di grazia 1718, giorno della mi-carême, un giovane signore di bello aspetto, presso a poco di ventisei a ventott’anni, montato su di un bel cavallo di Spagna, stava fermato, verso le ore otto del mattino, all’estremità del Ponte-Nuovo, che comunicava col lungo Senna della Scuola. Egli stava sì dritto e fermo in sella che si sarebbe detto esser stato colà situato di sentinella dal luogotenente generale della polizia del regno, messer Voyer d’Argenson.
Dopo avere aspettato poco più di una mezz’ora, durante la quale videsi più di una fiata volgere degli occhi impazienti verso l’orologio della Samaritana, il suo sguardo, fino allora errante, parve fermarsi con soddisfazione su di un’individuo, che sboccando dalla piazza Delfina, fece mezzo giro a dritta e s’incamminò verso di lui.
Quegli che aveva avuto l’onore di attirare così l’attenzione del giovane cavaliere era un grande arrischioso di cinque piedi ed otto pollici, ben pasciuto, portando invece di parrucca una foresta di capelli neri seminata da qualcuno grigio, vestito di un abito metà borghese e metà militare, ornato da un fiocco di nastri, che una volta era stato color di fuoco, ma che a furia di essere esposto alla pioggia ed al sole era diventato giallo arancio.
Scarica gratis: Il cavaliere d’Harmental di Alexandre Dumas.