Componimento drammatico scritto l’anno 1739 d’ordine dell’imperator Carlo VI ed eseguito con musica del Predieri la prima volta nella galleria dell’imperial Favorita, alla presenza de’ sovrani, per festeggiare il dì 28 d’agosto, giorno di nascita dell’augustissima imperatrice Elisabetta.

Astrea e Apollo appaiono davanti a Giove chiedendo una decisione: Astrea esige vendetta per la cacciata dell’umanità dalla Terra e per il disprezzo delle sue sacre leggi. Apollo, in cambio, chiede pietà per gli umani fuorviati. Astrea è sostenuta dal Coro delle Virtù, mentre Apollo è accompagnato da un coro di divinità. Giove considera la questione abbastanza importante da affrontare.

Dall’incipit del libro:

AST.
Vendetta, o re de’ numi!
APO.
Re de’ numi, pietà!
AST.
Gli uomini ingrati,
Peggiorando ogni dì, son giunti al fine
Dalla terra a scacciarmi.
APO.
Errano ignari;
Sono infelici, e non malvagi.
AST.
Ah come
Io, del giusto custode,
Norma d’ogni virtù, soffrir potrei
Che degli avi più rei dian vita i padri
Sempre a figli peggiori, e che da tutti
Sian così le mie leggi
Rotte, derise e calpestate?
APO.
Ah come
Io, ministro maggior della natura,
Io, che in eterna cura
Veglio a pro de’ mortali, in tal periglio
Lasciar senza difesa
I miseri potrei?

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