La collana “I Profili”, di cui questo testo fa parte, presenta saggi eseguiti da autori competenti; non sono i soliti saggi stucchevoli e noiosi ma, bensì, dei gradevoli scritti riguardanti personaggi importanti della nostra storia.
In questo saggio Ernesto Buonaiuti (1881-1946), principale esponente del modernismo italiano, accademico ed esperto di storia del cristianesimo, ci espone un resoconto della vita di S. Girolamo che giunto a Roma si dedicò agli studi di retorica. Trasferitosi ad Aquileia entrò a far parte di una comunità ascetica, ma a seguito dei dissapori che circolavano nella comunità partì alla volta del Medio Oriente isolandosi nel deserto della Calcide.
Tornò poi ad Antiochia dove, ordinato sacerdote dal vescovo Paolino, perfezionò i propri studi linguistici, in particolare del greco che gli servì per una migliore trascrizione dei testi sacri. Nel 382 rientrò a Roma come segretario di Papa Damaso I; formò un gruppo di vergini e vedove che volevano dedicarsi ad una vita più spirituale fatta di preghiera, meditazione e penitenza, di cui lui fu il padre spirituale. Ma il rigore morale volto al celibato infastidì la maggioranza del clero che tentò in ogni modo di diffamarlo.
Alcuni anni dopo si imbarcò nuovamente verso l’oriente, con destinazione Betlemme, seguito dal fratello e da alcuni fedeli monaci e a breve tempo anche dalle discepole, continuando la sua battaglia a favore del celibato clericale. Ivi fondò due conventi: uno femminile ed uno maschile, ove dimorò fino alla sua morte.
Sinossi a cura di Raffaele Fantazzini
Il testo è tratto da una copia in formato immagine presente sul sito Opal libri antichi di Torino, http://www.opal.unito.it/psixsite/default.aspx.
Dall’incipit del libro:
Sul finire del 376 il vescovo di Roma, Damaso, riceveva fra le altre, col corriere d’Oriente, una inattesa lettera che gli inviava dalla solitudine di Calcide nella Siria un asceta cristiano, a nome Eusebio Girolamo. Con parole ossequiose, con accenti commossi, il solitario implorava, dal remoto deserto siriano luce e cibo per la sua anima in pena, da quella cattedra di Pietro, donde aveva già ricevuto, una dozzina d’anni prima, la tunica candida dell’iniziato. Dopo averla rotta con tutta la sua famiglia; dopo aver ramingato per l’Oriente attraverso un viaggio periglioso; Girolamo, avido di raccoglimento e di pace, aveva abbandonato i buoni amici di Antiochia e aveva chiesto alla solitudine ascetica il riposo e la letizia della contemplazione. Ma mai delusione più amara aveva seguito a così breve scadenza un sogno più lungamente vagheggiato. Il deserto di Calcide ospitava numerosi asceti, che il medesimo ideale aveva allontanato dal tumulto delle città. Ma la serenità che avrebbe dovuto aleggiare sulle loro celle, fatte per il raccoglimento e la preghiera, aveva irreparabilmente esulato dal giorno in cui le polemiche teologiche, che travagliavano da decenni tutte le chiese d’Oriente, quali estreme propaggini della memoranda lotta ariana, avevano valicato il limite del deserto ed erano venute ad insidiare la virtù della carità fin tra i ripudiatori del mondo. Immaginandosi di capitare in mezzo ad un vero coro di angeli, Girolamo era precipitato invece in una bolgia di polemizzanti teologi. Gli asceti dovettero farsi intorno al nuovo venuto, che già tanto aveva peregrinato nel mondo, e dovettero ingaggiare viva lotta, per trarlo ciascuno al proprio partito. La polemica divampava intorno al significato e al valore del vocabolo ipostasi (ὑπόστασις) e alla possibilità di adoperarlo per designare il Verbo e lo Spirito, distinti dal Padre nell’unica sostanza divina.
Scarica gratis: San Girolamo di Ernesto Bonaiuti.