Opera prima dell’autore, il romanzo ottenne ottime recensioni da parte di Luigi Capuana, Angelo De Gubernatis e Luciano Zuccoli.
L’irrequieto e doloroso Giuliano Farnese, la dolce ed austera Beatrice, e l’appassionata e delusa Claudina Rosiers sono gli interpreti di una complicata vicenda amorosa.

Dall’incipit del libro:

Seduto su un’ampia poltrona di cuoio a lato del suggeritore, col gomito poggiato sul bracciuolo di legno e la bella testa bruna sorretta dalla mano, giocherellando col bastone tenuto dalla sinistra, Giuliano Farnese assisteva faticosamente alla prova che procedeva senza inciampi, senza interruzioni, monotona, eterna, disilludente. Il palcoscenico era rischiarato da qualche raggio di sole che, filtrando a traverso il lucernario del teatro, indorava il pulviscolo ondeggiante su le lunghe file di poltrone ricoperte di velluto celeste, batteva e si rifrangeva su i lumi metallici della ribalta. Tutta la scena era rischiarata da quel sole invernale che diffondeva intorno una letizia insolita, come quella che spande nelle sognatrici anime dei pescatori, nelle chiare e bianche albe primaverili, su le spiaggie. Nell’alto del teatro qualcuno sbatteva il velluto di qualche poltrona. Su l’arcoscenico un operaio martellava, rialzando e piegando una stoffa: e questi due rumori cupi, insistenti, fastidiosi, distraevano il pensiero ed irritavano i nervi. Farnese, indifferentemente, seguitava a segnar geroglifici su la polvere delle tavole, geroglifici che poi cancellava col piede, ascoltando la sua prosa ripetuta prima dal suggeritore, poi dagli interpreti, scoloritamente, senza ispirazione e senza voglia.

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