Percorrendo le contraddizioni derivanti dal voler determinare la validità della conoscenza attraverso lo strumento, il pensiero, che questo percorso deve intraprendere, si rischia di provocare un contorcimento che può sfociare in un circolo vizioso; Levi – ben consapevole di queste difficoltà – esamina il pensiero di alcune scuole filosofiche, soffermandosi con più attenzione su Cartesio, Berkeley, Kant, l’idealismo.

Credo che si possa dire che l’autore, ponendosi come obbiettivo l’oltrepassare le espressioni storicamente determinate dello scetticismo, coglie con puntualità lo spunto scettico nella storia della costruzione ideale e dialettica della filosofia.

Se l’unificazione dialettica operata dalla ragione tra l’essere e il pensare, da un lato concretizza e materializza lo sviluppo della razionalità, pone anche d’altro lato questo sviluppo in un isolamento confinato e inamovibile dalla sua determinatezza.

Lo scetticismo, che evolve infine in solipsismo, così come elaborato da Levi si pone come critica al pensiero intellettualistico mettendo in dubbio l’inamovibilità delle mediazioni intellettuali.

Hegel affermò che lo scetticismo pensante consiste “nel mostrare che ogni determinato e finito vacilla […] di ogni rappresentazione del vero si può dimostrare la finitezza, giacché essa contiene in sé stessa una negazione, quindi una contraddizione”. Poiché questa rappresentazione del vero è, in ultima analisi, compiuta dall’intelletto, lo scetticismo deve negare l’intelletto per aprire la strada della ragione.

Levi si sforza quindi, con risultati certamente apprezzabili, di superare il blocco che la negazione impone allo scetticismo e che gli impedisce di includere se stesso come momento di ulteriore svolgimento; e riconduce almeno in parte lo scetticismo all’interno della filosofia come momento del suo stesso sviluppo. E offre spunti di ripensamento su quanto afferma Hegel nelle sue “Lezioni di storia della filosofia”: «Lo scetticismo misconosce che questa negazione è a un tempo in se stessa un determinato contenuto affermativo; infatti essa come negazione della negazione, la negatività riferentesi a sé medesima, è, più precisamente, l’affermazione infinita».

Coerente con il suo interesse filosofico rivolto allo studio della conoscenza e dell’errore, Levi compendia in “Sceptica” l’essenziale della sua concezione filosofica, per la quale il “conoscere” non può allontanarsi dall’essere un atto di fede nella legittimità e funzionalità del pensiero come atto conoscitivo.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Il problema centrale della filosofia presenta due aspetti che possono chiamarsi l’uno gnoseologico in senso stretto, l’altro gnoseologico-metafisico: il primo riguarda la validità del conoscere, l’altro la natura dell’oggetto conosciuto quale risulta dalle stesse condizioni del conoscere. In altri termini: l° il pensiero è uno strumento in sè stesso adatto al suo ufficio, o non include qualche vizio di costruzione? 2° e (anche se a tale domanda può darsi una risposta affermativa), quale interpretazione deve darsi dell’oggetto pensato? È chiaro che il secondo problema presuppone la soluzione del primo, perchè, se per un proprio difetto organico ed essenziale, il pensiero non potesse funzionare correttamente, non potrebbe nemmeno essere giudicato degno di fede quando pretendesse di cogliere la verità.
I. – A ciò potrebbe obbiettarsi che il fatto stesso di porre il problema della conoscenza, mostra come la ricerca sia impossibile; infatti, è col pensiero che deve giudicarsi il pensiero, e chi procede in tal modo deve implicitamente avere fiducia in quello strumento di cui pretende di determinare la validità e l’efficacia. E ciò vale, rispetto ad ambedue i problemi indicati: infatti se il pensiero non è valido in sè, come può dare risultati legittimi quando si applica ad esaminare il proprio funzionamento? e se non ha la capacità di far conoscere il reale, come sarà possibile accettare le conclusioni di una ricerca che si vale di esso pensiero per determinare la natura di quella realtà che è appunto il pensiero? In breve, come non v’è modo di adoperare una bilancia per pesare sè stessa, non si può usare il pensiero per valutare sè stesso.

Scarica gratis: Sceptica di Adolfo Levi.