Forse il testo di critica più organico che l’autore, agitatore pamphlettista e conferenziere anarchico, abbia pubblicato. Lo scritto del 1912 e pubblicato nel 1913, segue le polemiche, soprattutto con Maria Rygier, e vengono estese a tutto il movimento anarchico, indicando soprattutto nel progressivo distacco dalla realtà la causa della poca influenza che l’anarchismo ha nel movimento proletario, influenza che è, appunto “sfiorita” durante i vent’anni precedenti alla pubblicazione di questo scritto. L’indicazione di Zavattero è diretta a una maggior partecipazione degli anarchici alle lotte economiche della classe operaia per superare l’eccesso di ideologismo che gli pare caratterizzi il movimento. Questo scritto, assieme al quasi contemporaneo La bancarotta di un atteggiamento, solleciterà pacate ma ferme risposte di Malatesta dalle colonne del giornale «Volontà».

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Ringraziamo Fiamma Chessa che ha fornito le immagini, necessarie per realizzare questa edizione elettronica, dell’originale conservato dall’Archivio Berneri-Chessa di Reggio Emilia.

Dall’incipit del libro:

Imprendo una trattazione che non tanto clamore di discussioni provocherà, quanto furor di scomuniche. Toccare l’arca santa di quello che abbiam convenuto chiamare «il nostro movimento» – e non so se con sgarberia maggiore alla proprietà dei termini o alla modestia – è eresia che i custodi del fuoco sacro anarchico non tanto facilmente perdonano. Principii e metodi sono stati, dai nostri maggiori, enunciati; anzi, più esattamente, i principii soltanto. I metodi li siamo per lo più venuti derivando noi, che i principii abbiamo abbracciato con un fervore tutto monastico, come se avessero essi dovuto e dovessero costituire in eterno un catechismo, accettando il quale si deve – beninteso – abbandonare il criterio tutto naturale di considerarne solo il contenuto come norma generica per gli atteggiamenti di battaglia da assumere fra il contrasto di fazioni e di correnti nel vasto campo del movimento sociale; e rinunziare implicitamente al diritto di rivederne man mano le basi e le parti, com’è invece richiesto dall’esperienza d’una vita che si viene vivendo fra lo sviluppo incessante del pensiero scientifico e l’evidenza dei fatti che tante modificazioni vengono giorno per giorno a recare a precedenti concetti, a convinzioni e idee che l’entusiasmo nostro di militanti e l’acciecamento di uomini di parte aveva tradotte in tanti articoli di fede.

Scarica gratis: Vent’anni sfioriti di Domenico Zavattero.