(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Vecchia Savona di Giuseppe Cava.

Dall’incipit del libro:

Dopo tanti anni sono risalito ai Cappuccini, 76 metri circa sul livello del mare non sono l’Imalaia; pure una fatica dura e improba per i miei mezzi di locomozione. M’ha agevolato l’autobus di servizio alla Villetta. Ne ho avuto un compenso immenso di bellezza e di commozione.
Un rapimento estatico, che di sullo stretto sacrato della chiesetta del convento, mi ha penetrato l’animo con l’incanto dello sconfinato spazio di cielo, di mare e di monti di cui i miei occhi si beavano avidamente insazi.
Altre volte quassù ho invidiato ai modesti figli di San Francesco quest’eremo felice. In cospetto della circostante bellezza, della quale si ha l’impressione di essere il centro, la rinuncia al secolo e la povertà a cui volontariamente si costringono, non mi sono sembrate tanto dure. Dominano, spaziano s’elevano verso quel cielo invocato nelle loro preghiere clemente ai mortali che vivon giù ai loro piedi, schiavi dei muri e privati della infinita allegrezza della natura sparsa sul mondo, e dagli spettacoli immensi di luce e di colore ch’essa inscena e cangia di continuo capricciosamente e superbamente incantatrice.
Vista di là la città, di cui andiamo orgogliosi, sembra un grigio agglomerato di tetti accavallati, simili a un’ondata di lava rappresa e ancor fumigante dai mille comignoli ai piedi del colle. Una delusione, un formicaio in perpetua peregrinazione da una tana all’altra.