L’amico Fritz è una commedia lirica in tre atti di Pietro Mascagni, su libretto di Nicola Daspuro (sotto lo pseudonimo di P. Suardon), basato sulla commedia L’ami Fritz del 1876 della coppia Erckmann-Chatrian.

La prima rappresentazione si tenne con successo al Teatro Costanzi di Roma (l’attuale Teatro dell’Opera) il 31 ottobre 1891, diretta da Rodolfo Ferrari con Fernando De Lucia, Emma Calvé e Paul Lhérie.

Il 13 gennaio 1892 avviene la prima al Teatro Regio di Parma con Emilia Corsi e Lhérie.

La partitura di Mascagni prevede l’impiego di:

  • ottavino, 2 flauti 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti
  • 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, 1 basso tuba
  • timpani, percussioni
  • 2 arpe
  • archi
  • banda interna.

L’azione si svolge in un paese dell’Alsazia.

Atto primo
Fritz Kobus è un giovane e ricco possidente considerato un benefattore del suo paese, perché sempre pronto a far del bene ed a soccorrere i bisognosi. Scapolo irriducibile, passa la vita gaiamente con gli amici Federico e Hanezò, anch’essi fedelissimi al celibato, e si prende giuoco del buon rabbino David, solo desideroso d’intrecciare fidanzamenti e benedire matrimoni. Così scommette col rabbino una delle sue belle vigne che questi non riuscirà a convertire lui pure al matrimonio. È la festa di Fritz e dopo i consueti amici giunge Suzel, la giovanissima figlia del fattore, a recare il suo modesto dono – un mazzolino di violette – al padrone. Questi resta colpito dalla bellezza e dalla grazia della fanciulla e la fa sedere con gli amici alla sua tavola. Arriva Beppe, un giovane zingaro che fu salvato un giorno da Fritz mentre infuriava una bufera, e sul suo violino canta le lodi del giovane signore. Fritz si schermisce e protesta di non meritare tanti riconoscimenti. Suzel, timidissima, chiede il permesso di andarsene, mentre David sentenzia che presto quella ragazza sarà la più vaga sposina dell’Alsazia. Intanto un corteo di orfanelli, al suono di una marcia, viene sotto le finestre di Fritz a rendere omaggio al benefattore del luogo.

Atto secondo
Fritz è venuto a passare alcuni giorni nella fattoria; quasi insensibilmente si è affezionato a Suzel, ha con lei ingenui e dolci colloqui, ma non osa confessare neanche a se stesso di essersi innamorato della ragazza. Suzel, dal canto suo, è innamoratissima del giovane padrone; la sua timidezza e il pensiero di essere di condizione molto inferiore le impediscono però di manifestare i suoi sentimenti. Il rabbino David, che si è accorto di tutto, riesce con uno stratagemma – facendo recitare a Suzel il brano della Bibbia che riguarda Rebecca e il suo amore per Isacco – a far confessare alla fanciulla il suo segreto. Subito dopo, parlando a Fritz del prossimo matrimonio di Suzel con un giovane del paese, ha la certezza che anche Fritz è innamorato, perché questi – riuscendo a malapena a dissimulare disappunto e agitazione – riparte con gli amici per la città, senza neanche salutare Suzel. Vedendo allontanarsi così improvvisamente l’oggetto dei suoi sogni senza capirne la ragione, Suzel è presa dalla disperazione e non può nascondere le lacrime.

Atto terzo
Tornato nella sua casa, Fritz è triste e pensa continuamente alla ragazza che ha lasciato senza neanche un saluto. Beppe tenta di consolarlo, narrandogli le sue pene d’amore, ma non riesce che ad aumentare la mestizia dell’amico. David, poi, giunge a parlargli ancora dell’imminente matrimonio di Suzel: il padre della ragazza dovrà venire quello stesso giorno per il consenso del padrone. Fuori di sé per la gelosia, Fritz grida che non darà mai il suo consenso. Ma davanti a Suzel, che lo supplica timidamente di aiutarla a salvarsi da quelle nozze che essa non vuole, il giovane non resiste più e confessa il suo amore. Con grande gioia del rabbino, che così ha vinto la vigna ma la regala a Suzel come dono di nozze, i due giovani sono finalmente uniti. E David pensa già a cercare moglie anche per Federico e per Hanezò, gli amici di Fritz ancora scapoli irriducibili.

Note tratte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/L’amico_Fritz

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