Ernesto Capocci fu scienziato, astronomo, ricercatore, scrittore e divulgatore, partecipò e si distinse negli eventi politici dell’Ottocento napoletano. La sua profonda conoscenza umanistica lo fece incontrare con l’opera di Dante Alighieri. I canti della Commedia sono ricchi di citazioni astronomiche alle quali numerosi commentatori attribuirono significati allegorici, accrescendo la difficoltà di una loro esatta interpretazione.

Le Illustrazioni cosmografiche sono basate su un dialogo (come per il libro del Fontenelle, Trattenimenti sulla pluralità dei mondi, ma con metodo scientifico) tra un astronomo (l’autore) e un’allieva, Beatrice, che ha il compito di chiedere chiarimenti sulla cosmografia disegnata da Dante, evidenziandone i limiti oggettivi, dovuti alle conoscenze del tempo, alcuni errori, ma anche una visione scientifica matura e consapevole e a volte più conforme alle scoperte dei secoli successivi.

L’astronomo si dichiara stupito di essere il primo ad effettuare un simile tentativo sull’opera di Dante e presenta il vero senso dei versi enimmatici in rapporto alle conoscenze scientifiche del medioevo, fornendo talvolta anche valutazioni sull’esatta trascrizione di tali versi, alla luce del loro effettivo significato astronomico. Capocci ci mostra il cosmo dantesco, oscillando tra la sorpresa e il fascino nei confronti di quel testo.

Sinossi a cura di Gianluigi Trivia

NOTA: Le immagini del testo di riferimento si trovano: https://archive.org/details/bub_gb_LLUHHjWTvnQC

Dall’incipit del libro:

DIALOGO I.
ASTRONOMO E BEATRICE.
A. Voi leggete, mia gentile amica, non vorrei distorvi…
B. Leggo Dante, e voi giungete molto opportunamente. Perocchè non ho mai potuto comprendere che voglia dirsi in questi versi: si tratta di astronomia.
A. Non avete consultato i comenti?
B. Sì davvero! Per capirne meno di prima? Ho esperienza che i comenti, a’ ma’ passi, non fanno altro che accrescere l’oscurità.
A. Questo è vero talvolta, e quando non giungono a comprenderlo sen’escon fuori con un’allegoria. Egli vi parla di stelle, ed essi vi dicono che le son non so quali virtù!
B. Or bene, io, vi dico il vero, stupisco, come niun astronomo italiano siasi mai dato il pensiero di studiar di proposito, e dichiarare il vero senso di cotali brani enimmatici, che a me sta in testa dover essere il più bello di tutto il poema. Forse per quel benedetto mendo ereditario di noi altre donne, di agognar sempre al frutto vietato. Ma voi, mio vecchio amico, che non avete, come tanti altri barbassori, l’animo inaridito dalle astrattezze de’ numeri, non dovreste disdegnare di assumervi un cotal carico: non è egli, il nostro poeta, il più profondo; il più libero, il più sublime pensatore d’Italia, anzi del mondo?

Scarica gratis: Illustrazioni Cosmografiche della Divina Commedia di Ernesto Capocci.