(voce di SopraPensiero)

Pubblicato La visita meravigliosa di Herbert George Wells.

Romanzo del 1896 nel quale tuttavia ravvisiamo già la progettualità utopica che in Wells è insieme desiderio di giustizia, di ordine, di efficienza raggiungibili solo attraverso un’evoluzione societaria pianificata e controllata.
In una cittadina della provincia inglese il Vicario, esperto ornitologo, spara a un angelo, proveniente evidentemente da un’altra dimensione, credendolo un uccello raro, ferendolo. Lo cura e prende a proteggerlo, ma le velleità di rinnovamento e di giustizia dell’angelo naufragheranno nell’illusione e nell’angoscia per le assurde ingiustizie tipiche del mondo umano fino a condurlo a morte. Pungente la satira wellsiana nei confronti del conformismo e del perbenismo borghese, e persino dell’ottusità del mondo della scienza.

Sinossi a cura di Catia Righi e Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

La notte dello Strano Uccello parecchie persone a Sidderton (ed alcune dei più vicini dintorni) videro uno sprazzo abbagliante di luce sulla palude di Sidderford. Ma a Sidderford nessuno se ne accorse, essendo la maggior parte degli abitanti addormentati.
Durante il giorno, il vento avea continuato a soffiare, cosicchè sulla palude le allodole talvolta sfioravano la terra, e tal’altra inalzavansi tanto da essere portate dal vento, come le foglie. Il sole erasi coricato in un letto di nubi sanguigne e la luna rimaneva nascosta. L’apparente meteora fu descritta quale una gran luce dorata, simile ad un raggio brillante scaturito dal ciclo, ma d’uno splendore ineguale; dei lampi arcuati, simili a sciabole brandite, di tanto in tanto ne rompevano l’uniformità. Non ebbe che la durata d’un momento, lasciando poscia la notte più opaca e tenebrosa.
La rivista scientifica, Natura, ricevette molte lettere su questo fenomeno e le pubblicò assieme ad un disegno grossolano, che a voce unanime non fu trovato molto rassomigliante. (Si può vedere, del resto, tale disegno nel volume CCLX di quella pubblicazione, a pag. 42).
Neppur un’anima viva in Sidderford vide lo splendore, ma Annie, la moglie di Hooker Durgan, che era a letto ma non dormiva, ne scorse il riflesso: una lingua d’oro svolazzante […]. e serpeggiante lungo la parete.