Otello è un’opera di Giuseppe Verdi su libretto di Arrigo Boito, tratto dall’omonima tragedia di Shakespeare. È la penultima opera di Verdi.

La prima ebbe luogo a Milano il 5 febbraio 1887 nell’ambito della stagione di Carnevale e Quaresima del Teatro alla Scala.

Verdi operò alcune modifiche alla partitura per la versione francese che andò in scena al Théâtre de l’Opéra di Parigi come Othello, il 12 ottobre 1894. Il libretto fu tradotto dallo stesso Boito e da Camille du Locle. Nel 1898 Giuseppe Armanini debuttò interpretando Cassio.

La differenza più vistosa riguarda l’aggiunta delle danze nel terzo atto, secondo la convenzione francese. Verdi aveva dovuto fare altrettanto quando Macbeth e Il trovatore erano state rappresentate a Parigi, ed ora commentava l’aggiunta definendola una «mostruosità»: «Nel furor dell’azione interrompere per un balletto?!!!» Probabilmente per compensare, almeno in parte, l’aggiunta del balletto, Verdi accorciò il grandioso concertato finale del terzo atto, che in questa forma è stato talvolta ripreso anche in anni recenti, senza particolare successo.

Nel 1948 avvenne la centesima recita al Palais Garnier di Parigi.

Composta dopo un lunghissimo silenzio (l’opera precedente, Aida, era andata in scena nel 1871), Otello contiene numerosi elementi di novità rispetto alle opere precedenti di Verdi. Le forme chiuse sono sempre meno riconoscibili, ormai per gran parte sostituite da un flusso musicale continuo che molti all’epoca considerarono di ispirazione wagneriana.

In realtà, alla luce dei precedenti lavori di Ponchielli e degli altri operisti italiani attivi in quel decennio, questa soluzione non sorprende. E i pezzi chiusi o i rimandi alla tradizione non mancano, benché la loro condotta non sia mai prevedibile. Si pensi al colloquio tra Jago e Roderigo nella vecchia forma di recitativo, al coro Fuoco di gioia, al brindisi di Jago, al quartetto del secondo atto, alla cabaletta Sì pel ciel marmoreo giuro che chiude il secondo atto, al grande concertato del finale del terzo atto o all’Ave Maria.

La novità – almeno rispetto agli antecedenti verdiani – sta però nel fatto che i collegamenti tra i singoli episodi non avvengono più per cesure nette, ma il tessuto musicale appare in continua evoluzione, anche grazie al sapiente uso dell’orchestra, che viene a costituire una sorta di substrato unificante. Nei passaggi tra le singole scene, Verdi elabora i materiali tematici appena ascoltati in modo da creare transizioni impeccabili, come quella che collega la scena del duello tra Cassio e Montano al duetto d’amore che chiude il primo atto.

Allo stesso modo, alcuni brani a struttura apparentemente chiusa evolvono inaspettatamente in passaggi dialogici, come nel caso del celebre Credo di Jago o del monologo di Otello Dio, mi potevi scagliar. L’abilità verdiana a giocare con le convenzioni, evocandole per stravolgerle, è testimoniata anche dal brano con cui Otello si presenta in scena, poco dopo l’inizio dell’opera: il famoso Esultate!, che costituisce una sorta di minuscola cavatina, racchiusa in 12 battute.

Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Otello_(Verdi)

Scarica gratis: Otello di Giuseppe Verdi. Herbert von Karajan dirige la Wiener Philharmoniker Orchestra in una esecuzione del 1961.