In questo secondo romanzo (saranno poi in tutto 25 i romanzi incentrati su Tarzan protagonista) Tarzan ritorna avventurosamente nella giungla dopo un incarico a fianco dell’esercito, l’incontro con l’amica del cuore di Jane, e dopo essere stato gettato nell’oceano dalla nave sulla quale stava viaggiando ad opera del suo mortale nemico Rokoff, al quale Tarzan aveva già impartito più d’una memorabile lezione. Per una serie di coincidenze strabilianti anche Jane si ritrova, in seguito a naufragio, nuovamente nella stessa Jungla.

Le avventure si susseguono a ritmo serrato, da una parte con Tarzan che diventa re di una tribù locale e si imbatte in una città tutta d’oro dove degradati antropoidi seguono un cruento culto del sole guidato da una bella sacerdotessa, anch’essa sensibile al fascino dell’uomo-scimmia. Dall’altra con Jane e i suoi amici e congiunti che devono affrontare dure prove di sopravvivenza – sopravvivenza alla quale Tarzan non è comunque estraneo…

Si ricongiungono quando Tarzan riesce appena a tempo a sottrarre Jane al sacrifizio sull’altare del dio Sole. Non in tempo però per sottrarre il cugino, ed ormai ex promesso sposo di Jane, alla morte per le febbri tropicali, la fame e la sete. Finalmente Tarzan e Jane coronano il sogno d’amore sposandosi proprio nella capanna che vide nascere l’uomo-scimmia.

Non possono sfuggire al lettore le reminiscenze di illustri antecedenti. Fra tutte colpisce la similitudine tra il drammatico naufragio di Jane con altri cinque sopravvissuti, su una piccola imbarcazione alla deriva, e l’analogo e notissimo naufragio di Gordon Pym, con tanto di descrizione di lotteria per decidere chi sarà il sacrificato per la sopravvivenza degli altri. Burroughs evita però l’esito più lugubre della vicenda.

I colpi di scena si susseguono per portare a termine ogni azione con quel tanto di drammaticità che, come dice Dino Buzzati

…ancor oggi possono servire di esempio agli specialisti di avventure. Come certe automobili di vecchio modello che, grazie a materie prime quali oggi non si trovano più, funzionano sempre a meraviglia e si lasciano magari dietro le modernissime colleghe che si danno tante arie”.

Burne Hogarth, il più formidabile interprete grafico del personaggio di Tarzan, afferma invece:

Tarzan è il moderno archetipo degli esseri mediocri che nei loro sogni costruiscono una vita magica; è l’eroe ideale e il sublime campione, la parte emancipata di noi stessi, liberata dalla oppressiva prigionia della nostra routine quotidiana. Egli è la parte nostalgica di tutti noi, nata da noi stessi e dalla nostra immagine, invincibile, immortale […] è l’incarnazione del nostro segreto desiderio di essere liberi da ogni forma di frustrazione e degradazione. È il nostro alter-ego, il nostro secondo “io” di potere, di magnificenza, di «grandeur».
Per me Tarzan rappresenta il meglio di tutti gli uomini. Nel suo mondo non ci sono persone più grandi o più piccole, per lui tutti gli uomini sono uguali. Egli crede solo in quegli atti che sono virtuosi e umani […] Non cerca né il potere né il controllo sugli altri, ma preferisce l’autonomia alla coercizione, il self-control alla disciplina imposta”.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

— C’est magnifique!
— Che cosa? – chiese il conte de Coude voltandosi verso la moglie e poi subito guardandosi intorno per scoprire l’oggetto che aveva provocato l’esclamazione ammirativa della sua giovane consorte.
— Che c’è di magnifico?…
— Nulla, caro, nulla… rispose la contessa un po’ imbarazzata, mentre un lieve rossore le ravvivava per un momento le guance. – Mi ricordavo incidentalmente quelle costruzioni magnifiche, di New-York dei «grattacieli».
Il conte, non del tutto persuaso, e trovando strano che dopo aver lasciato New York da tre giorni si fosse destata
all’improvviso nella sua signora una ammirazione per quegli stessi fabbricati che pochi giorni prima aveva definito
orribili, abbandonò d’un tratto il libro che stava leggendo e disse:
— M’annoio orribilmente, Olga. E penso d’andare a cercare qualche altro, seccato come me, per fare una partita.

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