I viaggi di Gulliver, oppure Viaggi di Gulliver in vari paesi lontani del mondo (Travels into Several Remote Nations of the World, in Four Parts. By Lemuel Gulliver, First a Surgeon, and then a Captain of Several Ships, noto semplicemente come Gulliver’s Travels, 1726, ed. riveduta nel 1735), è un romanzo che coniuga fantasia e satira in un’allegoria dell’animo umano dell’Inghilterra e della Francia settecentesca, scritto sotto pseudonimo da Jonathan Swift.

Sotto il nome di Lemuel Gulliver, Swift fa il resoconto dei suoi viaggi presso particolari popoli, parodiando lo stile del resoconto di viaggi avventurosi che era comune in quel periodo. Il libro fu pubblicato pochi anni dopo lo straordinario successo del Robinson Crusoe di Daniel Defoe e ottenne popolarità come opera destinata ai bambini. In realtà si tratta di una feroce critica alla società e al comportamento umano del tempo: ognuno dei viaggi diventa il pretesto per irridere il sistema giudiziario, i meccanismi del potere, la politica, la pretesa razionalità, i vizi e i comportamenti dei suoi contemporanei, l’assurdità delle convenzioni sociali, l’irrazionalità della guerra e gli svariati interessi e motivi che la causano (interessi economici, conflitti dinastici e religiosi, dispute politiche, interessi personali o di potere, ecc.). L’atteggiamento di Swift è di profondo pessimismo sulle possibilità dell’uomo di migliorare.

L’opera s’inserisce in chiave parodistica anche nel genere letterario utopistico, iniziato proprio in Inghilterra nel Rinascimento con Tommaso Moro che nel suo romanzo L’Utopia descriveva una società perfetta realizzata dagli uomini nell’immaginaria isola di Utopia.

Note biografiche tratte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/I_viaggi_di_Gulliver

Dall’incipit del libro:

Mio padre era un picciolo possidente della contea di Nottingham; fui il terzo de’ suoi cinque figli. Mi pose, ch’io avea quattordici anni, nel collegio Emmanuele di Cambridge, ove rimasi tre anni, applicandomi seriamente ai miei studi; ma il peso di mantenermi, benchè m’avesse fatto un ben magro assegnamento, essendogli tuttavia greve, atteso lo scarso suo patrimonio, fui costretto entrare qual novizio di chirurgia sotto il magistero del signor Giacomo Bates, esimio professore di quest’arte in Londra; presso il quale rimasi quattro anni. In questo intervallo, mio padre mi spediva a quando a quando qualche po’ di danaro ch’io spesi nell’imparare la nautica e diverse parti delle scienze matematiche, utili grandemente a chi vuole imprendere navigazioni, giacchè ho sempre creduto che, una volta o l’altra, sarei chiamato dal mio destino su questa carriera. Licenziatomi dal signor Bates, tornai a trovare mio padre; e coll’assistenza di lui, del mio zio Giovanni e d’alcuni altri parenti, misi insieme quaranta lire sterline oltre alla promessa di altre trenta ogn’anno per mantenermi a Leida. In questa università mi dedicai per due anni e sette mesi alla fisica, ben comprendendo come tale scienza mi sarebbe stata di grande sussidio nel far lunghi viaggi.

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