Elegie romane è una raccolta di poesie pubblicata da Gabriele D’Annunzio nel 1892 presso l’editore Zanichelli di Bologna. A differenza delle raccolte precedenti, le poesie non subiranno riscritture, e verranno ristampate dai Fratelli Treves nel 1897 e nel 1911. Nell’edizione nazionale compariranno però in trittico con Canto novo e Intermezzo. La raccolta venne dedicata al poeta Enrico Nencioni.
Composte tra luglio 1887 e maggio 1892, si ricollegano alle Elegie romane di Johann Wolfgang von Goethe, opera che racconta il viaggio dell’autore tedesco in Italia (1786- 1788). Le Elegie romane di D’Annunzio sono considerate in genere come una specie di diario psicologico, dall’esaltazione, nel componimento Villa Medici, alla stanchezza amorosa de Il Viadotto (in questi termini ne parlano Benedetto Croce, Alfredo Gargiulo, Mario Praz e altri).
Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Elegie_romane
Dall’incipit del libro:
Quando (al pensier, le vene mi tremano pur di dolcezza)
io mi partii, com’ebro, da la sua casa amata,
su per le vie che ancora fervean de l’estreme diurne
opere, de’ sonanti carri, de’ rauchi gridi,
tutta sentii dal cuore segreto l’anima alzarsi
cupidamente, e in alto, sopra le anguste mura,
fendere l’ignea zona che il vespro d’autunno per cieli
umidi, tra nuvole vaste, accendea su Roma.
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