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(voce di SopraPensiero)
Sono qui raccolte nove novelle, dal sapore schietto, un po’ ironico, distaccato, lieve, di una semplicità che è in realtà frutto di una accurata ricerca stilistica. Si distingue per la vena malinconica la novella Le viole.
Sinossi a cura di Catia Righi
Dall’incipit del libro:
Nella notte, tra il gracidare delle rane e lo stridere dei grilli, gli amanti, che la fossa divideva, mescevano brame molte e piú promesse in lieve suono di parole, come di sospiri.
Essa stava a una finestra del castello; egli di qua dalla fossa, al margine ultimo. Così ogni notte; perché ser Lapo, l’avaro signore del Farneto, non consentiva all’amore della figlia con quel povero cavaliere che era Raimondo di Santerno; e all’albeggiare Raimondo inforcava il suo fido e bel leardo, e Giovanna lo accompagnava con gli occhi intenti finché egli spariva per il bosco.
La boscaglia in quell’ora si svegliava, e l’indefinita letizia della vita universale al far del giorno invadeva l’animo del giovane co ’l canto degli uccelli, l’odore delle erbe e degli alberi, la frescura dell’aria: susurravano le foglie, stormivano le rame, cinguettavano le passere, chioccolavano i merli, strillavano le gazze: murmuri, palpiti, fremiti; voci e canti ed inni: un inno concorde e solenne di gioia e di grazie della natura universa al sole e all’amore.
Il cavaliere non affrettava il cavallo. E le sembianze dell’amata, mal certe al suo sguardo durante il colloquio, allora gli s’avvivavano nell’imaginativa sí che rivedeva piú bella la donna; le parole di lei risonavano al suo orecchio piú dolci e piú distinte e, come voleva la letizia dell’ora, egli, che di lei non aveva per anche tocca una mano, ne sognava l’intero possesso con ingannevole gaudio. Oh le morbide guance di rosa e le carni gigliate e fresche!
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