(voce di SopraPensiero)

È difficile ricostruire quanto è accaduto la notte della “catastrofe”. Ma, colpito nel suo onore e nella sua reputazione, il dottor Scott, ingiustamente etichettato come colpevole dall’opinione pubblica, ancorché assolto per insufficienza di prove, riesce a dipanare l’intricatissima matassa di una vicenda dove nessuno dei protagonisti è come sembra. Solo l’ultimo capitolo svelerà le responsabilità reali, strettamente intersecate con i complessi e imprevedibili rapporti tra i vari personaggi. Come spesso accade nei romanzi gialli di Oppenheim, non manca una vibrante storia d’amore, e le passioni prorompenti restano sottese ad ogni avvenimento.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

— Scusate, signore.
— Che c’è, Morton?
— Vi sono molti pazienti in sala d’aspetto e alla una e mezzo avete appuntamento col signor Smith. Se viene qualcun altro sarà meglio che gli dica di tornare domani.
— No, non domani: martedí, Morton. Domani sarò assente tutto il giorno. Il dottor Stewart mi darà il cambio; se vi sarà qualcosa d’importante dovrete rivolgervi a lui.
— Benissimo, signore.
Dopo che l’assistente se ne fu andato, il medico ritornò al suo lavoro. Quattro pazienti, l’uno dopo l’altro, sedettero sulla poltrona posta in modo che la luce che filtrava dalle finestre battesse sul loro volto. Il medico se ne stava seduto nell’ombra col volto impassibile, ascoltava la descrizione dei sintomi, talvolta rivolgeva delle domande al malato. In qualche caso faceva un breve esame e segnava il risultato con pochi scarabocchi.
A uno a uno i pazienti entravano e se ne andavano. Il medico a cui si erano rivolti, per quanto giovane, era indurito nella sua professione; ma quel giorno la sua impassibilità era addirittura anormale. I pazienti gli sembravano figure di uno strano sogno. Dietro la sua maschera calma e impassibile si celava una grande inquietudine.
Quando la porta si fu chiusa dietro l’ultimo cliente, il medico sedette nella poltrona, con un gesto di sollievo. Poteva finalmente abbandonarsi ai suoi pensieri.
A poco a poco, il medico scomparve per lasciar posto all’uomo. Un lieve colorito si diffuse sulle sue gote pallide, gli occhi infossati si ravvivarono. Aperse un cassetto e ne trasse una lettera e una fotografia. La lettera era di un uomo, la fotografia di una donna.
Lesse la lettera lentamente e con la fronte corrugata come se volesse trovarvi qualche significato recondito. Eppure era una lettera semplice.

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