Provo un poco di tristezza nel sentire la voce di un cantante morto o nel vedere un film vecchio i cui attori sono già morti. In assoluto provo molta tristezza a pensare per esempio che i filmati di una attrice porno morta possono essere sempre visibili. In questo caso si tratta di mancanza di pietà umana o quantomeno di mancanza di delicatezza. Chi vede certi filmati hard lo considero quasi un necrofilo. La stessa cosa invece non accade per un libro di un autore già morto. Sono più abituato a leggere libri di morti che ad ascoltare canzoni o a vedere film interpretati da attori già morti. Forse è una mia sensazione personale, ma ho la vaga idea che il libro sia un mezzo fatto più per i posteri rispetto a una canzone o a un film. Forse tutto ciò è dovuto al fatto che il libro prescinde da ogni elemento corporeo del defunto.  Oppure sono certe parole scritte da certi autori che considero come immortali. In fondo non c’è bisogno di sedute spiritiche. I morti comunicano sempre con noi. In una epoca digitale come questa chi non ha foto, video o altro dei suoi defunti? Il loop è infinito ormai. Possiamo vederli quando vogliamo. Forse aveva ragione D’Annunzio quando scriveva che i morti hanno il privilegio di non morire più. Lo stesso Dylan Thomas scriveva che dopo la prima morte non ce ne sono altre. In ogni caso i nostri morti saranno sempre attori nella nostra memoria. Certe scene coi nostri morti, protagonisti nella nostra memoria, dureranno per tutta la nostra vita.  Ritorniamo però alla tristezza data dall’ascoltare o vedere persone già morte. Forse questo accade perché siamo tutti più abituati ad ascoltare canzoni o vedere film di contemporanei. Molto spesso vediamo film o ascoltiamo canzoni quando sono nuove e vanno di moda, mentre per quanto riguarda i libri possiamo leggere best seller come classici. La tristezza per esempio assale molti  in modo esagerato quando un cantante o un attore muore prematuramente, dopo una vita segnata dagli eccessi. Viene considerata una cosa eccezionale. Le sue opere diventano spesso oggetto di culto, al di sopra di ogni immaginazione.  Se uno muore giovane diventa “immortale”. A una certa età attori e cantanti invece secondo molti dovrebbero avere il buongusto di ritirarsi dalle scene per non essere la parodia di quel che erano un tempo. Viene quindi considerato di più nel mondo dello spettacolo e anche in quello dell’arte chi si brucia in fretta rispetto a chi vive faticosamente più a lungo. I poeti sono quelli che muoiono più da giovani. La realtà insomma viene spesso distorta: che gusto ci sarebbe a vivere altrimenti? I film e le canzoni rispetto ai libri ad ogni modo riguardano più l’hic et nunc, senza per questo riferirmi al concetto di riproducibilità tecnica di W. Benjamim perché di fatto anche i libri non sono altro che copie. Molto probabilmente questa mia sensazione di tristezza  è dovuta al fatto che il libro è da secoli considerato anche un lascito per i posteri, mentre canzoni e film sono molto più oggetti pensati per la fruibilità dei contemporanei e risentono molto di più del mercato e del commercio. A volte mi chiedo se certe persone si meritano la gloria postuma o comunque di essere ricordati dopo morti. Non so darmi una risposta. Forse oggi la memoria post-mortem se la meritano pochissimi. Eppure c’è chi dice che i defunti vivono fino a quando qualcuno li ricorda, fino a quando vivono in noi. A volte ascolto una vecchia canzone, scritta dal grande maestro Battiato e cantata dalla grande  Milva. È una canzone che mi dà i brividi.  Si intitola “Tempi moderni” e c’è un verso che mi colpisce, mi emoziona sempre: “Tu come mai non senti nostalgia di quando dormivamo insieme quando eravamo giovani?”

È una domanda che vorrei fare anch’io a certe ragazze, ora diventate donne attempate. È una domanda che mi faccio e che non ha risposta. Eppure a quelle ragazze d’un tempo ora che sono solo e attempato ogni tanto continuo a pensare! Forse queste donne non si meriterebbero di essere ricordate da me, visto che oggi mi evitano. Ci sono davvero persone che si meritano di essere ricordate o è meglio cercare di vivere solo il presente, lasciando definitivamente alle spalle e all’oblio ciò che è stato? E inoltre la questione va estesa a 360 gradi: una persona, una civiltà,  il mondo intero si devono meritare la salvezza della memoria dei posteri? Questo mondo attuale e questa epoca sono degni di essere ricordati?  Consideriamo la vita come qualcosa di scontato. Eppure una persona come una civiltà deve sapersi salvaguardare, deve sapersi perpetuare. Lo stesso vale per il mondo intero. Se una civiltà si autodistrugge o si mette nelle mani di un folle oppure non si sa difendere da un folle vuol dire che gli individui di tale civiltà hanno ognuno delle responsabilità e delle colpe oppure sono totalmente incapaci. Dal terricidio come dalla carneficina,  in qualsiasi modo esso avvenga, nessuno ne esce innocente (nessun adulto, capace di intendere e di volere… sia ben chiaro). La domanda è: cosa potevamo fare? La risposta è che abbiamo delegato, abbiamo lasciato fare.  Anche i più puliti hanno sulla coscienza dei peccati di omissione. Oppure il sistema è così perverso che abbiamo tutti le mani legate e non possiamo che assistere impotenti…però perché non abbiamo cambiato vita? Perché non abbiamo rifiutato il sistema nel nostro piccolo? Perché abbiamo continuato a vivere come se niente fosse? Forse eravamo tutti chiamati a fare qualcosa (ognuno è chiamato a fare la sua parte. Ma quale è veramente la parte di ognuno?) perché il mondo non si autoregola e va avanti per inerzia verso l’abisso…