(voce di SopraPensiero)

 

In questo primo volume delle opere di Tempio emerge come la poesia di quest’autore nasca da un bisogno di giustizia e da un anelito forte di verità. Le condizioni politiche della Sicilia del XVIII secolo rendevano difficile e ardua la vita per i meno abbienti e ritardavano la conquista di una condizione più civile. Per questo la poesia satirica contribuisce al rinnovamento della società e la voce di poeta riformatore che Tempio innalza dalla Sicilia è pari a quella di Parini in Lombardia.

Il forte divario tra miseria e ricchezza può giustificare anche azioni che in sé sarebbero degne di biasimo. In questa direzione si colloca la poesia La faccitosta (non è cosa vergognosa accettare l’aiuto dei ricchi, ché per loro è il solo modo di fare del bene); è degno di biasimo invece vendere ai potenti la propria dignità, e cosa vana poi rivendicarla da chi l’ha ormai acquistata (Lu sceccu e lu scravagghiu). Con la favola dà maggiore sfogo alle esigenze liriche e solo talvolta alla «morale» tipica della favola e che dovrebbe servire all’umanità intera, lasciando che abbia la prevalenza lo spunto autobiografico, come in Lu veru amuri (dove la vicenda dei due colombi innamorati termina con un invito a Nice, perché comprenda e ricambi il suo amore), e Lu sceccu e lu viddanu che nasce per dissipare un equivoco con un amico sacerdote al quale aveva chiesto ospitalità, e sottolinea come l’uomo saccente sia più asino dell’asino stesso disposto a inghiottire fanfaronate incredibili e a giudicare dall’apparenza.

Poca fortuna ebbero in Sicilia le dilaganti teorie romantiche, sovrastate dall’impulso veristico che inizia proprio tra fine settecento e inizio ottocento. E di questo impulso Tempio è pioniere in quanto interprete dei fermenti illuministici che, decretando la fine della poesia pastorale, saranno interpreti più coerenti con i bisogni vitali del popolo siciliano.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Da due vostre gentilissime lettere restava prevenuto, che mi si dovevano presentare da parte vostra i quattro Canti della Carestía del nostro gran Poeta Tempio. Il Sig. Privitera per la disgrazia avvenutagli in istrada di slogarsi l’osso del destro cubito, si era smenticato di farmeli arrivare. Ho fatto dunque il miracolo di Maometto; sono andato io in di lui casa a ricuperarli. In questo momento ritorno a casa mia, e ve ne rendo assicurato. Comincerò a leggerli col solito piacere, che sempre sperimento nelle composizioni veramente originali di questo nostro unico Poeta nazionale. Sommo sarà poi il piacere, che proverò potendo aver riunite tutte le Poesíe Tempiane, molto più corredate di quelle notarelle, senza le quali si perde la metà del bello allusivo, e mi spiace, che abbiate voluto assumervi la fatica di copiarle voi in mezzo alle vostre occupazioni, e malgrado i sintomi della Terziana. Fate costare troppo caro agli amici il piacere unito a tanto vostro incomodo. Ma le Poesie di Tempio meritano, che se ne faccia un’intera raccolta, e che sieno adornate d’illustrazioni, queste devono un giorno o l’altro vedere la luce della stampa per onore del Poeta, di Catania, e della Nazione. I bellissimi drammi occuperanno un gran posto. Ora mi si dice, che abbia fatto un nuovo Ditirambo pel vino di Catania, o sia una giunta più del rotolo al primo. Io siccome vi ringrazio per tutto, così vi posso assicurare, che valuto moltissimo questo piacere; se cosa posso fare a servirvi, comandatemi con libertà, perché io sono in verità, e di cuore.

Scarica gratis: Operi di Duminicu Tempiu catanisi. Tomu 1 di Domenico Tempio.