Assicuratori, brutta razza. Cambiano le parole ma il concetto, qualunque sia la regione da cui proviene il commento, rimane invariato. Gli italiani li vedono come mostruosi esseri senza scrupoli pronti a mettere le mani sui loro soldi. Non solo. Anche a tenerseli stretti quando si profila l’occasione di risarcire. Liquidare. Pagare.
Eppure dall’ultimo romanzo di Claudio Cerasuolo ciò che traspare non è solo la sempiterna lotta tra assicuratori e assicurati, gli uni esattori e gli altri defraudati (così almeno si sentono). È anche quella più banalmente detta tra il bene e il male. Dove il male, per un gioco di specchi, sono quegli assicurati che ne inventano di tutti i colori pur di far funzionare stratagemmi, a volte grotteschi a volte drammaticamente tragici, per riscuotere i premi. E i solerti investigatori delle compagnie di assicurazione diventano invece i difensori del bene.
Il paradosso non è neanche troppo stridente, se non in apparenza: è nel perbenismo e nei salotti della Torino di oggi che si annidano i malfattori. Lo sa bene l’ex maresciallo dei carabinieri Marotta che si occupa delle investigazioni per conto della compagnia assicurativa protagonista del racconto. Perché le storie sono tante, si intrecciano o se ne stanno l’una accanto all’altra, ma tutte legate dal filo rosso dell’assicurazione che […] non vuol pagare! E a ragione, a quanto si vedrà dagli sviluppi, tutti avvincenti e narrati nel più limpido stile fatto di frasi brevi e chiare, specchio di ogni indagine che si fa strada col lume della razionalità nelle buie e tortuose vie della mente del «delinquente». I delinquenti, qui, sono signore impellicciate e insospettabili e facoltosi uomini d’affari. Poi ci sono i buoni: le signore beffate dal donnaiolo mefistofelico e la giovane amante tradita, l’investigatore che si districa tra faccende oscure e indizi che sfuggono a tutti gli altri e, certo, gli assicuratori beffati (quando i clienti ci riescono!).
Sono storie vere, che un amico assicuratore ha acconsentito a raccontare al nostro autore. Un po’ spaccato realistico, un po’ tacita giustificazione degli assicuratori come categoria così mal giudicata. Tanti piccoli gialli si dipanano dentro un unico racconto che li contiene e li sviluppa, li alterna, crea collegamenti tra loro e infine li scioglie, uno per uno. Come nella migliore tradizione giallista ma con qualche piccola e significativa novità: l’investigatore è un uomo comune. Così comune da rivelarci le sue debolezze, con la vita e le donne. Nessun eroe e nessun personaggio di statura morale esemplare. Solo un uomo, come gli altri. Alle prese coi propri dubbi e i propri dolori, le proprie malinconie e le proprie piccole bassezze.
Torino, infine, è l’ultima grande protagonista. Non solo sfondo, ma città viva seppur sonnolenta nella feroce estate che solo in provincia concede respiro. La Torino vissuta ma anche raccontata dalla cronaca, dai giornali, ampiamente citati nella storia, e perché funzionali alla narrazione e perché, ci piace credere, da quel mondo Cerasuolo proviene e lo fa vedere.