La virtù di Cenerentola fu scritta nel 1923 quando l’autore aveva solo 25 anni. Rimase però inedita fino a dopo la sua morte e pubblicata per cura e con prefazione di Benedetto Croce nel 1952. Pare che fosse stata scritta per essere trasposta in musica, ma le pretese e le esigenze dei musicisti esasperarono il Geremicca che non voleva sentirsi limitato nella sua libertà di poeta. Per questo si decise a portare a termine il componimento al di là del fine prossimo o futuro di trarne opera musicale. Ne scaturisce un’opera di grande originalità, all’interno della quale l’autore può rivestire alla sua maniera la nota favola di una simpatica e pungente satira, dove emerge già la sicurezza della forma nonostante la giovane età dell’autore.

La virtuosa Cenerentola, non appena la fortuna pone sulla sua strada una corona da regina, dimentica e non sa più che farne del giovane spazzacamino che l’aveva amata e che lei stessa credeva di amare negli anni della povertà e delle umiliazioni. Con freddezza e crudeltà lo respinge gettando il giovane nella disperazione al punto che si lascia calpestare dai cavalli del cocchio regale.

La grazia scenica e l’agile polimetria unita alla novità dell’invenzione trasforma quindi il racconto tradizionale in un dramma umano. All’idillio di Cenerentola con il principe che la sceglie per sua sposa dopo che Fata Seduzione l’ha condotta alla festa e dopo il noto riconoscimento per mezzo della prova della scarpina, si intreccia la storia di un amore infelice tra la stessa Cenerentola e lo Spazzacamino. Cenerentola diventa quindi “umana” e, quasi per conseguenza, egoista, ambiziosa e spietata. E con questa variazione Geremicca può intervenire anche sul lieto fine trasformandolo in tragedia. Tragedia dell’amore deluso e tradito all’interno del quale fa da contraltare all’egoismo di Cenerentola la generosità di Spazzacamino che soccombendo non vuol comunque portare nessun’ombra nella gioia di Cenerentola.

Il rimpianto dell’amore che non può scindersi dalla disperazione e dalla morte è presente anche in alcune delle poesie che chiudono il volume; l’angoscia che si sfuma in malinconia poetica predomina in queste creazioni poetiche che restano in equilibrio tra ragione e sentimento con sempre presente un profondo tono umano.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

ATTO PRIMO
La scena è divisa in due parti, di cui una rappresenta una stanza con mobili da «toilette», armadi e specchi, e l’altra una cucina con un gran focolare sul quale si apre la tromba del camino. Una porta, che al principio dell’atto è chiusa, mette da una parte all’altra della scena.
SCENA PRIMA
CENERENTOLA, LA MATRIGNA E LE SORELLASTRE
Nella stanza le Sorellastre di Cenerentola s’affaccendano negli ultimi preparativi della loro «toilette». Son goffe nella figura e nelle vesti; e anche più goffa è la madre, la Matrigna di Cenerentola, ch’entra subito in iscena, da un uscio di fondo della stanza. – In cucina, Cenerentola, poveramente vestita, attizza il fuoco del focolare con un ventaglio di cartone.
LA MATRIGNA
Ebbene, figlie care,siete pronte?
LE SORELLASTRE
Un minuto! Un minuto!
— Mi metto un fiore in testa,
un altro sul corsetto.
— Un nastro sulla fronte,
un poco di rossetto,
ed eccoci parate per la festa.

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