“Il desiderio di cadere” è un romanzo scritto magistralmente da Max Deste, capace di farci vibrare per oltre trecento pagine. Da un punto di vista della fruizione, si tratta di una storia che si lascia leggere tutta d’un fiato. Dalla prima pagina entriamo in una specie di sommergibile narrativo, che scende progressivamente negli abissi di un oceano ricco di imprevisti. Stupisce in particolare la profondità del suo protagonista, un quarantenne che vive un momento di grande smarrimento, ormai sfiduciato dalla vita.
Le cause del suo disturbo sembrano molto serie, ma al lettore non è dato saperlo nell’immediato. Max Deste ci fa intuire che una tragedia si è abbattuta sul suo protagonista e che la depressione in cui si trova abbia avuto origine da un dolore indicibile; nella prima parte del romanzo possiamo solo vederne gli effetti devastanti, che condannano Jack a sopravvivere.
Quando finalmente decide di fare qualcosa per riemergere in superficie, si affida a un guaritore Colombiano, da poco in Svizzera, in precedenza espulso dall’ordine dei medici, che si esprime con un buffo mix di italiano e spagnolo; grazie a queste sedute, veniamo a conoscenza del passato del protagonista. Jack e la sua compagna Lea, il primo giorno di luna di miele, stavano affrontando un’avventurosa discesa di canoying in una montagna al confine tra Italia e Svizzera, quando improvvisamente erano caduti da una cascata a causa di una bomba d’acqua. Jack aveva perso le tracce di sua moglie e non poteva cercarla essendosi fratturato entrambe le gambe; aveva potuto solo trascinarsi con la forza delle braccia e aveva dovuto attendere una settimana prima che fosse trovato dai soccorsi.
Solo una volta in ospedale, e dopo diversi interventi, aveva appreso che sua moglie non era stata altrettanto fortunata: era infatti in coma irreversibile. Il terapista Pedro chiede a Jack di raccontare la sua storia, dicendogli che alla fine dovrà eseguire con lui un rito di psico-magia, necessario per guarire; non è semplice rievocare quei momenti drammatici e spesso l’uomo ha attacchi di panico e crisi di pianto – «Mi sentivo come una nave che imbarcava acqua prima di affondare (…)».
La terapia permette al protagonista di distaccarsi dall’esperienza traumatica e di affrontare il dolore; lentamente si riappropria della sua vita ma Jack non ha terminato ancora il suo percorso: l’autore ci racconta delle numerose prove che dovrà affrontare, alcune molto crudeli, e che rischieranno di fargli perdere il suo precario equilibrio e di fargli desiderare di cadere e di non tornare più indietro.
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