Ugo Santamaria
Nei tempi remoti vivevano un re e una regina che ogni giorno dicevano: «Ah, se avessimo almeno un figlio!» ma non ne avevano mai. Ora avvenne che una volta la regina era al bagno, quando un ranocchio balzò fuori dall’acqua e le disse…
C’era un uomo, al quale morì la moglie, e una donna, alla quale morì il marito. L’uomo aveva una figlia, e anche la donna aveva una figlia. Le due fanciulle si conoscevano e andavano insieme a fare delle passeggiate e poi si recavano in casa della donna. Questa disse una volta alla figlia dell’uomo…
Il cancello di casa Arlandi s’aperse con impeto e un carro carico di pietre, di colore e forme diverse, entrò con fracasso nell’ampio cortile.
Una donna di mezza età, alta, dalle forme opulente, con una veste da camera color melanzana…
C’era una fanciulla pigra, che non voleva filare; la madre poteva dirle tutto ciò che voleva, non riusciva ad ottenere nulla. Infine la madre una volta perdette la pazienza, andò in collera e la bastonò, e la figlia si mise a singhiozzare rumorosamente.
Vicino a una grande foresta abitava un boscaiolo, con la moglie e i suoi due figli: il maschietto si chiamava Giannino e la femminuccia Ghitina. Egli aveva poco da mangiare e quando nel paese ci fu una grande carestia, non riuscì neanche a guadagnarsi il pane quotidiano.
In quella giornata afosa di luglio l’antico palazzo Grimani situato in una delle vie meno frequentate di Vicenza, pareva deserto e addormentato.
Le finestre che davano sulla strada erano chiuse ermeticamente…
Il fratellino prese per la mano la sua sorellina e disse: «Da quando è morta la mamma, non abbiamo più avuto un’ora buona; la matrigna ci picchia ogni giorno e quando le andiamo vicino ci respinge col piede. Le croste di pane raffermo, gli avanzi sono il nostro pranzo; meglio di noi sta il cagnolino sotto il tavolo; spesso gli getta qualche buon boccone. Se nostra madre lo sapesse! Vieni, andremo insieme per il vasto mondo».
Una volta c’erano un re e una regina, che vivevano in pace l’uno con l’altro e avevano dodici figli, che però erano tutti maschi. Or dunque il re disse alla regina: «Se il tredicesimo figlio che tu metterai al mondo sarà una bambina, uccideremo i dodici maschi affinché la ricchezza della bambina sia grande e il regno spetti a lei sola».
In generale, quando il dottor de Roberti invitava a pranzo i suoi colleghi, dimenticava le noie della professione, era allegro, vivace, spiritoso, parlava di cose frivole, e gli pareva d’esser ritornato ai bei tempi in cui era studente.