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Ecco un altro romanzo del prolifico autore di origine sarda, Salvatore Farina, di cui Liber Liber ospita già non poche opere. Pubblicato nel 1883, tratta di una vicenda iniziata a Milano e conclusa in Sardegna, che intreccia il destino di due famiglie, e manifesta tra le righe l’amore dell’autore per la sua terra e le sue antiche tradizioni. E come sempre, Farina nelle sue vicende descrive amori casti ed a lieto fine.
La nobile famiglia Rodriguez, ormai decaduta, comprende la vecchia contessa, ormai morente, la nuora Beatrice, sempre sorridente e un po’ fatua, il marito conte Cosimo, e la nipote, Angela, dodicenne discendente della sorella minore della nonna, che per amore si maritò con un borghese. L’altra famiglia, i Boni, oltre ad Angela comprende Giorgio, il padre, da anni latitante in Africa perché accusato di omicidio; e il fratello di Giorgio, lo zio Silvio, che a Milano ha studiato agraria e si occupa della nipote. Con la morte della vecchia contessa, i nobili pagano i debiti, lasciano Milano e si trasferiscono in Sardegna; Silvio ed Angela li seguono, richiamati da un messaggio di Giorgio che vuole rivedere dopo sette anni la figlia.
Qui i Rodriguez acquistano un podere, e iniziano a far lavorare la terra seguendo i metodi moderni suggeriti da Silvio. Anche Giorgio ritorna, ma si ammala, e il suo amico, il bandito Su Mazzone, organizza un incontro con la figlia, che avviene in un ambiente di campagna festoso. Giorgio viene poi assunto dal conte come casaro, sotto falso nome, avvicinando spesso Angela ma senza rivelarsi. Una sera ritorna Su Mazzone, ed avvisa Giorgio che i carabinieri lo cercano. Di lontano, mentre fugge, Angela riconosce il padre; Giorgio però è ormai giunto alla fine della vita, ed abbraccia per l’ultima volta Angela prima di morire.
Nell’ultima parte del romanzo, assistiamo alla fine delle vicende amorose di Silvio, ed alla trasformazione di Angela in donna, fidanzata e poi moglie di un giovane ingegnere, che ridona ai Rodriguez la perduta ricchezza scavando una miniera d’argento nelle loro terre. A Silvio invece resta l’onore di rappresentare la sua terra in Parlamento, dove la sua onestà ed il rispetto unanime lo condurranno.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Il povero Ambrogio era propriamente sulle spine. Da un’ora, quel signor Cilecca della disgrazia andava in giro per le stanze con uno stuzzicadenti in bocca, la faccia contratta smorfiosamente per trattenere l’occhialetto sopra uno dei suoi occhioni da coniglio, e senza il menomo riguardo al conte Cosimo.
Anzi, pareva farlo a posta; sempre che doveva attraversare il salotto, dove il padrone di casa se ne stava seduto colla fronte nascosta nelle palme delle mani ed i gomiti appuntati a un tavolino, invece di rizzarsi sulla punta dei piedi, muoversi come un’ombra e dileguare, secondo consigliava Ambrogio collo esempio, quel signor Cilecca della disgrazia batteva i tacchi sul pavimento sonoro, o si piantava in osservazione dinanzi ad uno specchio, o faceva a voce alta una domanda a cui Ambrogio aveva già risposto.
Scarica gratis: Amore ha cent’occhi di Salvatore Farina.