Notoriamente, la teoria della relatività di Einstein (sia quella speciale, sia soprattutto quella generale) possiede degli aspetti particolarmente controintuitivi e tali appaiono al senso comune ancor oggi, a più di cento anni dalla sua ideazione. Tanto più essi risultavano “inaccettabili” agli occhi di molti studiosi all’epoca di questo scritto (1922).

Questo testo è una presentazione molto divulgativa della teoria della relatività, ristretta e generale. Analizza il significato di relatività dei concetti di spazio, di tempo e, quindi, di moto mediante semplici esempi e introducendo lo spazio di Minkowski e le trasformazioni di Lorentz.

Viene presentato il problema di un eventuale riferimento assoluto e della possibilità di individuarlo.

Si tratta poi la relatività generale analizzando il principio di equivalenza di Einstein, la nuova descrizione della gravità come conseguenza della curvatura dello spazio e, infine, si presenta la struttura dell’universo come emerge dalla teoria di Einstein.

L’autore si sforza di mostrare che la teoria in questione “è un elegantissimo edificio matematico ma che non riproduce il mondo reale” e che

“i principi da cui parte (…) sono postulati che non hanno un fondamento sperimentale, ma derivano piuttosto da una concezione puramente soggettiva.”.

Afferma inoltre che “La teoria della relatività è certo un mirabile edificio analitico e rivela un genio non comune nell’architetto che lo ha elevato. Ma non è una descrizione matematica del mondo reale, è una ricostruzione ideale che non fotografa il mondo esterno, ma ne stilizza quel che può essere riprodotto in una immagine necessariamente limitata”.

Conclude assegnando poi ad un imprecisato “osservatore Alfa” il ruolo di osservatore assoluto estraneo ai fenomeni fisici.

Oggi talune sue affermazioni, dopo gli innumerevoli riscontri e applicazioni concrete fondate sulla teoria di Einstein (che a tutt’oggi non ha ricevuto alcuna smentita dagli esperimenti) possono forse risultare sorprendenti, ma nel caso specifico erano dettate anche dalla volontà di mantenere ad ogni costo “assoluti” alcuni aspetti della realtà naturale, come lo spazio e il tempo, anche considerando che Gianfranceschi era un religioso; ciononostante, il testo è un interessante esempio di come all’epoca venisse accolta da molti studiosi, spesso come il Gianfranceschi certamente non di second’ordine, una teoria tanto rivoluzionaria.

Sinossi a cura di Roberto Rogai e Gianluigi Trivia

Dall’incipit del libro:

È certo che noi non osserviamo che la posizione relativa dei corpi, le loro distanze relative, i loro moti relativi. Se io ho posto un oggetto sul tavolo della mia camera e mando qualcuno a prendermelo gli indico la posizione rispetto al tavolo e agli altri oggetti che vi si trovano. E se invece d’essere in casa fossi sopra un piroscafo in moto potrei agire egualmente per indicare la posizione di qualche cosa che ho lasciato nella mia cabina. Se quegli che io mando tornasse a dirmi che l’oggetto non c’è più dove io l’ho indicato, concluderei che qualcuno l’ha rimosso di là, se invece egli lo trova al suo posto dico che l’oggetto non è stato mosso.
Ora supponiamo che io abbia lasciato il mio orologio nella mia cabina nel momento in cui il piroscafo lasciava il porto, e lo mandi a riprendere dopo un’ora. Nel primo momento il mio orologio si trovava forse a dieci metri dalla banchina d’approdo, dopo un’ora si troverà in un punto che sarà forse cinque miglia lontano dal porto. Eppure io dico che esso è restato là dove l’ho messo. Evidentemente ciò è vero soltanto rispetto al piroscafo, mentre rispetto alla terra la posizione dell’orologio è cambiata.

Scarica gratis: La teoria della relatività di Giuseppe Gianfranceschi.