È forse la più nota delle commedie di Gherardi, grazie anche alla fortunata trasposizione cinematografica del 1938 di Amleto Palermi. Gherardi sostenne che l’idea gli venne da un fatto di cronaca.

Un nobile ormai anziano ed economicamente in dissesto in seguito a una vita dissoluta individua, grazie alla collaborazione di un compagno di gioco e di dissipazioni, dei “figli di ignoti” che abbiano raggiunto una solida posizione economica; facendo leva sulla loro aspirazione alla “legittimità” li riconosce e mette su in questo modo una bizzarra famiglia. Finché viene fuori che la fidanzata di uno di questi “figli” è veramente sua figlia. La forza della commedia non è tanto nella comicità verso la quale propende la situazione, quanto nelle conseguenze che questo inganno porta nell’animo dei protagonisti.

Disse Gherardi: «Il problema che mi sono presentato è stato questo: due o più bastardi, che per qualche tempo si trovano a vivere insieme con un padre in comune, al quale debbono pensare, costituiscono o non costituiscono una famiglia? Ne ho concluso che la famiglia creata da quel malvivente è una famiglia regolare e resta una famiglia regolare». Ma, come in altri casi, Gherardi stesso smentisce che si tratti di una commedia “a tesi”: «Io sono uno scrittore di teatro che afferra nella fantasia e nella realtà un personaggio, gli dà vita corporea e poi lo lascia andare. In una parola la tesi mi è venuta in mente dopo».

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Appare una camera da pranzo moderna e sobriamente elegante, ma comoda, ricca, soffice e allegramente intima. La finestra che è a sinistra lascia entrare la luce del sole, gialla, tremula, leggera. Al fondo una porta che serve di comune e un’altra porta a destra dello spettatore, V’è una tavola nel mezzo, di stile moderno, sedie con imbottitura di cuoio ed alta spalliera, un telefono, poltrone, nel rialzo della cristalliera uno specchio che aumenta la luminosità dell’ambiente.
(Quando si alza il sipario il marchese Cristoforo Lucera, di cinquantacinque anni, alto, elegantissimo nel suo «tout-de-même» grigio, sta prendendo la sua colazione mattutina sotto gli occhi inquisitori della cameriera, Soave, che va e viene per faccende. Il marchese è avvolto al collo da un ampio tovagliolo bianco, come si fa coi bambini perché non s’imbrattino coi cibi, legato alla nuca da un grosso nodo.)

Scarica gratis: I figli del marchese Lucera di Gherardo Gherardi.