(voce di SopraPensiero)

Apparso nel 1931 e ristampato solo in anastatica nel 1994 con pregevole introduzione di Edoardo Mirri, Il problema teologico come filosofia rappresenta quasi certamente il capolavoro del più importante filosofo italiano della prima metà del ‘900 nonostante non abbia assunto il rilievo che, anche secondo gli autorevoli recensori dell’epoca – Spirito, Baratono, Mazzantini tra gli altri – avrebbe certamente meritato.

Carabellese in quest’opera fa propria ed elabora, con originale e interessante contributo personale, la tradizione del pensiero ontologico europeo. Questa adesione è probabilmente la ragione per la quale quest’opera, collocandosi tra le due elaborazioni prevalenti – neo-scolastica e neo-idealistica – e direi quasi apparentemente contrapposte ma in realtà spesso convergenti, non riesce a ritagliarsi che una posizione nettamente minoritaria.

Le tendenze ideologiche e politiche del dopoguerra non potevano poi che ribadire questa marginalità, nonostante le correnti suaccennate perdessero gradatamente il loro consenso.
Ribadendo la natura essenzialmente “metafisica” della filosofia, Carabellese allontana le tematiche filosofiche da quelle del vivere quotidiano e riafferma la “positività” dell’oggetto come “non estraneo” alla coscienza differenziandosi in questo sia dal realismo prekantiano che dall’idealismo postkantiano. Per questo il trattare Dio come oggetto della filosofia mette in parallelo il trattare la filosofia come metafisica al trattare la filosofia come teologia. Tutto questo senza trascurare come la coscienza non sia solo “inseità” dell’essere ma anche quantità, molteplicità, relazione. Interessanti da questo punto di vista le pagine del capitolo quinto dedicate al rapporto tra astrazione scientifica e riflessione filosofica.

La maniera di Carabellese di affrontare il problema di Dio parte dal tentativo di sgombrare il campo da due “errori”: che sia solo una “fede religiosa” e che si limiti alla problematica dell’“esistenza”. Il fine è il tentativo di sottrarre il problema di Dio dalla competenza della fede religiosa e di restituirlo all’ambito più strettamente filosofico. Da questo si giunge quindi alla rivalutazione della “prova ontologica” che opportunamente sfrondata appunto, anche grazie all’obiezione kantiana, dalla pretesa di essere prova di un “esistente” porta in luce l’idea di Dio non come rappresentazione soggettiva ma come fondamento oggettivo della totalità degli “esistenti”. Perciò Dio, “essere in sé”.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

La metafisica critica è possibile (cap. I), perchè l’oggetto non è negazione (non io). Nè l’oggettività è alterità (cap. II); giacchè l’alterità è sempre e soltanto soggettività (cap. III). Oggetto nella sua affermativa purezza ci risulta la stessa cosa in sè (cap. IV), la quale non è quell’astratto prodotto dell’alterità, che diciamo cosa reale (cap. V). Essa è invece Dio stesso, il quale si chiarisce così come assoluto Oggetto puro, e come tale costituisce il problema oggettivo della filosofia (cap. VI). Da questo chiarimento nasce la necessità di esaminare criticamente il problema di Dio nella presentazione esistenziale fattane dal concetto realistico della religione (cap. VII), e di ricercare il concetto di religione prescindendo dal pregiudizio realistico (cap. VIII). Si raggiunge così, con la liberazione del problema di Dio da due ingiustificati presupposti, e con la rivalutazione dell’argomento ontologico in campo critico (cap. IX), la conferma positiva di quella possibilità della metafisica critica che si era ottenuta sin da principio (cap. I).
Questa la semplice trama della presente indagine. Nata per mettere oralmente in esplicita evidenza il principio speculativo che implicitamente anima due miei lavori storici recenti, nella ripetuta rielaborazione e nello sviluppo, che nel tradursi nello scritto il pensiero ha preso, essa ha finito col precisare il fondamentale carattere teologico del problema oggettivo della filosofia. Il titolo quindi che l’indagine si è dato, si può dir nato dallo stesso suo sviluppo, pel quale essa ha perduto l’originario carattere occasionale e divulgativo, per divenire un contributo alla fondazione di quel concretismo che io ritengo debbasi sviluppare dalla Critica kantiana dopo Hegel da una parte e Rosmini dall’altra.

Scarica gratis: Il problema teologico come filosofia di Pantaleo Carabellese.