(voce di SopraPensiero)

Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub L’allevatore di dinosauri, ovvero L’uovo di pterodattilo di Yambo, (alias Enrico Novelli).

Enrico Novelli, sotto lo pseudonimo di Yambo scrisse questo romanzo nel 1926, ambientandolo nella Toscana del suo tempo. In questa storia raccontata in forma ironica e grottesca Romeo Gualandi, sindaco di Roccalbegna, riceve in dono dall’amico Michele un uovo di pterodattilo trovato nel corso delle sue fantastiche avventure.
Il sindaco, «dilettante di biologia e scienze fisico-chimiche, decide di far nascere il pulcino da sedici milioni di anni attraverso un’incubatrice di sua invenzione. Da qui una serie di situazioni comiche molto divertenti che inducono ad una lettura «tutta d’un fiato».
L’ebook è arricchito da illustrazioni dell’autore che fu non solo scrittore e giornalista, ma anche un noto fumettista della prima metà del ‘900.

Sinossi a cura di Rosario Di Mauro

Dall’incipit del libro:

L'allevatore di dinosauri, ovvero L'uovo di pterodattiloUn tempo – qualche miliardo di anni fa – noi non esistevamo. L’uomo non era ancora apparso sulla scena del mondo, e tanto meno la donna, per cui la terra aveva un aspetto molto malinconico: gli alberghi erano deserti, nessuno frequentava i teatri di varietà, le spiagge di mare, anche nell’infuriare della canicola, non accoglievano il più scalcinato bagnante, i futuri lidi di Venezia, Viareggio, Rimini, Riccione, le non ancora fondate terme di Montecatini e di Salsomaggiore, aspettavano invano chi volesse profittare delle loro grandi virtù curative. Basti dire che il Casinò di Montecarlo non aveva ancora incassato uno scudo!
E allora, quali bestie, in mancanza dell’uomo, popolavano, a quei tempi, la terra? I rettili. Rettili immensi, naturalmente: rettili alti come case, coperti di squame, di punte, di bitorzoli, armati di unghie e di zanne, orribili e buffi a vedersi; rettili erbivori, carnivori, acquatici, terrestri; ora provvisti di lunghi colli di serpente, ora di corazze ossee come le tartarughe; vivevano nelle grandi foreste dell’età secondaria, o nei laghi e nei mari, mangiandosi a vicenda, tranquillamente, senza pensare affatto che un giorno le loro ossa avrebbero costituito il più divertente rompicapo per gli scienziati ricercatori e restauratori di fossili. Poveri rettili! Credevano, forse, di aver conquistato il dominio assoluto della terra. Si vedevano così giganteschi, si sentivano così irresistibili! Avevano nomi altisonanti e paurosi: uno si chiamava atlantosauro, un altro ittiosauro, un terzo brontosauro, un quarto iguanodonte; come avrebbero potuto pensare che un giorno, nonostante la magnificenza del nome, sarebbero scomparsi dalla faccia del mondo?