(voce di SopraPensiero)

Vantina è la figlia sedicenne di Mastro Vantini il quale, come tutti a Capoliveri, sull’isola d’Elba, vive del proprio lavoro e dei prodotti delle proprie bestie. Lei si chiamerebbe Enrichetta, ma preferisce farsi chiamare così, perché le piace di più e la fa sentire maggiormente legata a una famiglia di cui è fiera. Come è fiera dei cesti di vimini che tanto velocemente e bene sa intrecciare e vendere al mercato insieme a suo padre. Ma poi un giorno, mentre si trova da sola in un capanno a lavorare, tre banditi l’assalgono e, quando vanno via, l’abbandonano in una maschera di sangue. «L’hanno violentata» dicono tutti; «Non mi hanno fatto niente, volevano solo i soldi» dice lei. Ma a poco o nulla vale la verità di fronte a ciò che crede la gente: e ben presto lei diventa una che, a soli sedici anni, nessuno vuole chiedere in moglie, destinata a vivere ormai – seppur incolpevolmente – priva della sua «reputazione». Ma il destino non spariglia mai le carte una volta sola: Napoleone arriverà di lì a poco sull’isola in veste di regnante, scatenando il putiferio; solo una donna – anzi, solo lei – potrà salvare la sua gente da uno scontro con le truppe francesi, immolandosi per gli altri. O lo farà per amore?
Questo libro è un capolavoro. Piccolo solo nel ridotto numero delle pagine (130), che tecnicamente lo collocano nel racconto lungo più che nel romanzo. Difficile renderne conto con giustizia in poche righe; ma in verità sarebbe difficile anche in molte. Un’opera scritta magistralmente da un «grande» della letteratura, impeccabile nello stile, perfetto nell’intreccio, in grado di emozionare e, sì, di commuovere con la sapienza di un classico; che Barion – marchio storico appena rilanciato da Mursia – lodevolmente pubblica. La storia prende spunto dalla leggenda (che trova riscontri – ancorché frammentari e discordanti – negli archivi locali) della donna che avrebbe effettivamente salvato Capoliveri dalle ire di Napoleone appena insediato all’Elba; narrata senza velleità storiografiche o filologiche, con l’intento dichiarato di entrare per la prima volta nel cuore e nella mente di quella ragazza appena diciottenne, dal trascorso tanto burrascoso e unico. Da non perdere.


M. Milani, Vantina, ed. Barion, 2014, pp. 132, euro 12.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.