(voce di SopraPensiero)
È sera. Tra poco pioverà. In Uganda è la stagione delle piogge e – come spesso accade durante i temporali – in città staccano la corrente. Poco male: c’è il coprifuoco e ai militari non va a genio chi gironzola dopo cena. Jackson, giornalista della radio locale King FM, lo sta aspettando al bar Da Franklin, come al solito. Il copione è presto detto: Jackson racconta e lui lo ascolta, cerca di prendere informazioni, di farsi un’idea. Senonché – sarà colpa dell’ora tarda, o del maltempo – all’improvviso si cominciano a vedere bambini giungere a frotte e invadere la strada, per poi accucciarsi in un angolo e apparecchiarsi un giaciglio per la notte. Uno spettacolo inquietante, che mette apprensione e sgomento. Lui domanda spiegazioni al suo amico, una cosa così non l’ha mai vista, da nessuna parte del mondo. Alla sua insistenza finalmente Jackson replica: «Non puoi capire. Qui i bambini sono diversi».
Wojciech Jagielski, reporter di guerra polacco che ha collaborato con «Le Monde», ha scritto un romanzo stupendo, che attinge a piene mani alla realtà dell’Uganda vittima della guerriglia e del fanatismo. Che si legge con un nodo alla gola, ma anche con il retrogusto amaro e terapeutico dell’onestà intellettuale nei confronti di una tragedia autentica: quella di bambini costretti a lasciare le proprie famiglie al crepuscolo e a rifugiarsi in città, per evitare le mortali scorribande dei terroristi nei villaggi; non meno straziante (in questi casi è difficile parlare di meglio e di peggio) della tragedia di quegli altri bambini, armati per uccidere al fianco dei paramilitari. Un salutare bagno di realtà, senza apologie né moralismi, una lettura veramente originale e benvenuta, stampata peraltro in una ottima edizione rilegata a filo. Pubblicato con il contributo dell’Istituto polacco per il libro.
W. Jagielski, Vagabondi notturni, ed. Nottetempo, 2014, pp. 420, euro 19.