Pubblicato nel 1924, questo poderoso saggio raccoglie, per l’opera paziente e sempre precisamente documentata, come del resto era sua abitudine, una impressionante sequenza di azioni compiute dal governo Mussolini nel suo primo anno di vita, cioè dall’ottobre 1922 al dicembre 1923.

La prima parte è un compendio di analisi economiche, volte a mostrare come a proposito della ripresa post bellica, i vantati successi del governo fascista siano assai minori di quanto proclamato a gran voce. Laddove si registra un miglioramento, spesso la causa è dovuta ad azioni del precedente governo, che hanno dato frutti in tempi successivi, o a congiunture internazionali.

Nella seconda parte, dedicata alle attività politiche, troviamo innanzi tutto un elenco di decreti di spesa, che hanno utilizzato in maniera arbitraria somme anche considerevoli, motivate con considerazioni squisitamente politiche e non da necessità oggettive. Traspare il chiaro vantaggio concesso alle attività private in confronto a quelle pubbliche, l’agevolazione di speculatori, da sempre grandi sostenitori del fascismo, la creazione di corpi di polizia paralleli sotto il diretto controllo del partito, la soppressione di fatto di ogni attività sindacale e di ogni possibilità per gli operai di proclamare scioperi.

Segue un lungo elenco di consigli comunali e provinciali, sciolti con motivazioni quali “impossibilità ad operare” dovuta all’occupazione delle aule consiliari da parte di gruppi di fascisti.

Ma ciò che occupa una parte veramente considerevole del saggio è la terza parte, dove troviamo dapprima le dichiarazioni di Mussolini e dei suoi fedelissimi, circa il modo di trattare gli oppositori, e quindi un interminabile elenco di violenze commesse contro questi oppositori, o contro i loro famigliari, tutti citati con nome e cognome. Manganellate, costringere a bere olio di ricino, ingiurie alle donne della famiglia, quando andava bene. Sparizione e successivo ritrovamento gravemente ferito, o cadavere, non poche volte. Tutto ciò senza alcun riguardo per l’età avanzata, per la condizione di mutilato di guerra, anche contro persone che durante la guerra furono insignite di decorazioni per il loro coraggio ed attaccamento alla patria. Una somma di episodi documentati, che oggi si potrebbero riutilizzare per ribattere a chi sostiene che il fascismo “fece anche cose buone”.

Concludono il saggio due argomenti specifici, un resoconto degli episodi avvenuti a Molinella, in provincia di Bologna, e l’opera compiuta contro la libertà di stampa: le dichiarazioni comparse sul “Popolo d’Italia” e su altri fogli di regime, seguite da un elenco di attacchi fisici a giornali non allineati, e perfino a loro singoli abbonati.

Oggi possiamo rileggere questo libro, sapendo che sicuramente nell’assassinio dell’autore esso ha giocato una parte non piccola. Matteotti, qui come in tutta la sua opera, non era un oratore che infiammava le folle; era uno scrupoloso argomentatore, sempre attento a procurarsi le fonti documentali a sostegno delle proprie argomentazioni, oggi diremmo un fact-checker. Questi dati oggettivi, queste notizie di cronaca spicciola, raccolti nello spazio di un solo anno di regime, ci fanno comprendere cosa il ventennio ha rappresentato per il nostro Paese, cento anni or sono.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Il Governo fascista giustifica la conquista armata del potere politico, l’uso della violenza e il rischio di una guerra civile, con la necessità urgente di ripristinare l’autorità della legge e dello Stato, e di restaurare l’economia e la finanza salvandole dall’estrema ruina.
I numeri, i fatti e i documenti raccolti in queste pagine, dimostrano invece che mai tanto, come nell’anno fascista, l’arbitrio si è sostituito alla legge, lo Stato asservito alla fazione, e divisa la Nazione in due ordini, dominatori e sudditi. L’economia e la finanza italiana nel loro complesso hanno continuato quel miglioramento e quella lenta ricostruzione delle devastazioni della guerra, che erano già cominciati ed avviati negli anni precedenti; ma ad opera delle energie sane del paese, non per gli eccessi o le stravaganze della dominazione fascista; alla quale una sola cosa è certamente dovuta: che i profitti della speculazione e del capitalismo sono aumentati di tanto, di quanto sono diminuiti i compensi e le più piccole risorse della classe lavoratrice e dei ceti intermedi, che hanno perduta insieme ogni libertà ed ogni dignità di cittadini.

Scarica gratis: Un anno di dominazione fascista di Giacomo Matteotti.