La commedia in tre atti Tutto per bene fu scritta tra il dicembre 1919 e il gennaio 1920; dopo Il piacere dell’onestà e Il gioco delle parti, è il terzo lavoro teatrale scritto e pensato per l’interpretazione dell’amico Ruggero Ruggeri. Il noto attore e capocomico infatti rappresentò la commedia al teatro Quirino di Roma il 2 marzo 1920, con successive numerose repliche sia a Roma che a Milano, Genova, Torino e Bologna che stanno a testimoniare del grosso successo di pubblico e di critica. Ruggeri tornò più volte nel corso degli anni a proporre questa commedia, in Italia e all’estero – vanta infatti numerose traduzioni – con partner diversi, da Paola Borboni a Lea Padovani; l’ultima il 21 maggio 1953 all’Eliseo di Roma, a 81 anni, due mesi prima di morire.

Come in molte altre circostanze l’opera teatrale è tratta da una omonima novella del 1906; Elio Providenti, studiando le opere giovanili di Pirandello, trova un’altra breve novella giovanile del 1897, Creditor galante, nella quale “la situazione è già quella dell’antefatto del dramma: una donna che riscopre in sé l’amore per il coniuge dopo averlo disprezzato e tradito”. Il racconto del 1906 è ovviamente molto più strutturato da un punto di vista narrativo; diviso in cinque capitoli, i primi quattro costituiscono, pur con sensibili differenze, l’antefatto dell’opera teatrale del quale lo spettatore prende conoscenza in maniera frammentaria e tutt’altro che lineare nel corso del primo atto.

Martino Lori vive dedicando tutto il proprio affetto all’unica figlia Palma, senza potersi staccare dal ricordo della moglie ormai da qualche anno defunta. Tutti, fatta eccezione per Martino, sono a conoscenza del fatto che l’adorata moglie lo aveva tradito con il senatore per meriti accademici – tutt’altro che limpidi in verità – Salvo Manfroni che è anche il vero padre di Palma; la figlia stessa considera Martino un ipocrita, adattatosi alla finzione per vantaggi personali, considerato che il Manfroni lo avrebbe aiutato nella carriera di funzionario dello stato. E il Lori, che appare sotto questa luce, figura tutt’altro che limpida, pur conoscendo la vicenda dell’appropriazione di una scoperta scientifica altrui da parte del Manfroni – che è la pietra angolare sulla quale ha costruito la sua fama e carriera – tace per interesse e vantaggi personali.

Casualmente è dalla stessa Palma che Martino apprende la verità e, crollato in un attimo tutto il suo mondo di affetti che appare ai suoi occhi adesso del tutto fasullo, medita una vendetta. Si rende presto conto tuttavia che tutto risulterebbe inutile: sono passati vent’anni, troppi perché la gente ricordi davvero l’offesa subita, e i suoi tentativi eventuali di mettere in cattiva luce Manfroni sarebbero interpretati come occasionali calunnie di un marito tradito al quale non è possibile dare alcun credito. Non resta che continuare a recitare la parte che la morale superficiale e bigotta della società gli ha affibbiata annientando ogni valore autenticamente umano. Reindossa quindi la “maschera” che tragicamente gli è stata imposta, ritagliandosi il suo spazio all’interno di quella morale borghese e di quell’ambiente sociale e politico corrotto della Roma giolittiana che prevede che “tutto” sia “per bene”.

Ne esiste una versione siciliana, approntata nel 1921 per Musco, che prende il titolo Ccu ‘i nguanti gialli, che è l’ultima puntata pirandelliana nella drammaturgia in dialetto siciliano. Questo e-book è basato sulla prima edizione Bemporad del 1920; da sottolineare che Tutto per bene è forse la commedia di Pirandello nella quale le variazioni e gli aggiustamenti successivi più che in tutte le altre sono marginali e irrilevanti.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del Primo atto della commedia:

SCENA
Salotto di passaggio, in casa Lori, tra la sala di ricevimento e la camera di Palma. Arredo signorile, ma non dovizioso. Usci laterali a destra e a sinistra: quello a sinistra dà nella sala di ricevimento; quello a destra, nella camera di Palma. Nella parete di fondo, verso destra, s’apre un altro uscio, che dà su un corridojo. È il giorno delle nozze di Palma, e anche qui nella saletta son ricchi mazzi e ceste di fiori.
Al levarsi del sipario la scena è vuota. Poco dopo, dall’uscio a sinistra entra, col cappello in capo, la BARBETTI seguita dal figlio CARLO CLARINO.
La Barbetti ha sessantatre anni, ma è tutta tinta e goffamente parata, come una ricca provinciale. È imperiosa e sguajata, in fondo però non antipatica. Il figlio Cadetto, sui trent’anni, veste all’ultima moda, con un’aria affettata di stanco vizioso, annojato di tutto, trascinato dalla madre ricca e bisbetica a far quello che non vorrebbe.
Entrano in iscena, come in cerca di qualcuno; la madre con una certa risolutezza; il figlio, titubante.

Scarica gratis: Tutto per bene di Luigi Pirandello.