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Tag: Grazia Deledda

Fu visto l'emigrato ritornare peggio di come era partito, con una vecchia valigia legata con una corda, e vestito di una grande giacca povera tutta abbottonata: per di più, sotto il berretto a quadretti, anch'esso in cattivo stato…
Da tanti anni il professore sognava di avere un camino: ne aveva fatto costruire uno nella sua villetta di Cervia, nel salottino d'angolo, coi mobili di giunco, ma faceva tanto caldo…
Era venuto l'uomo del sughero, cioè il negoziante che ogni sette anni acquistava il prodotto non dato dalle ghiande delle querce sugherifiche centenarie del vastissimo bosco sull'altipiano della Serra, ma dalla corteccia dei tronchi…
Il cortile era in comune; se cortile poteva dirsi lo spiazzo triangolare che divideva e univa le tre casupole ai suoi angoli, una più malandata dell'altra; tutte e tre abitate da gente laboriosa e tranquilla, rassegnata al suo umile destino…
Fra i due, il cacciatore e il cane, questo sembrava il più felice. Era veramente una cagna, da presa, piuttosto anzianotta, grassa, con una faccia buona ma di una bruttezza da vecchia beghina: ipocrita, però, perché quando si trattava di caccia si trasformava in un ferocissimo leopardo.
L'appuntamento era alle cinque, in cima al molo. Alle cinque, verso la fine di ottobre, il sole è già basso sull'orizzonte, sopra la pineta violacea e rossa di tramonto…
È una felicità un po' stracca e monotona, la nostra, appesantita dal caldo sciroccale di quest'agosto variabile, in riva al mare. Nulla ci manca…
Saranno cose appartenenti alla vecchia letteratura, ma sono anche vere e, se non eterne, infinite: e il fatto è questo, che la signora Dolfin, quella notte, non poteva dormire…
Ricordo sempre le visite che si facevano a comare Marghitta, nel suo antro quasi sibillino in fondo ad uno dei vicoli più stretti, tortuosi, pietrosi e pittoreschi della nostra piccola città.