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Scritti inizialmente, tra il 1928 e il 1939, per le terze pagine di vari quotidiani, questi racconti furono radunati in volume nel 1940. Il testo di riferimento di questo e-book è però in realtà una scelta – pubblicata nel 2000 – dei 26 racconti che componevano l’edizione originaria.
Si può dire che siano relazioni marinare di piccolo cabotaggio, poiché le storie di mare che vengono raccontate non si allontanano mai da un settore di mare che per l’autore era quello “casalingo”, tra il mar Ligure e l’arcipelago toscano. Vittorio G. Rossi, che di letteratura di mare ha dato prove eccellenti con Festa delle Lanterne, Maestrale, Oceano, Tropici, e che il mare descritto da Descalzo conosceva bene, essendosi diplomato all’istituto nautico di Camogli, ebbe a dire a proposito:
«Nei racconti di Scogliere c’è il mare, c’è gente di mare; ma è un mare che batte sulla spiaggia, e i personaggi sono gente di spiaggia.»
Non intendeva affatto sminuire l’opera di Descalzo, perché
«quella vita di mare, quei personaggi che vivono all’orlo della grande vita marina, lui li portava in sé dalla nascita, gli erano maturati con gli anni davanti agli occhi, erano nel suo respiro poetico; lui stesso per anni era stato mescolato a quella vita e a quella gente».
Infatti già da ragazzo aveva navigato con i leudi dei pescatori di Sestri Levante, e anche dopo, una volta occupatosi come operaio in fabbrica, non rinunciava ad aiutare nelle attività di pesca. La sua propria esperienza rende quindi vivo ed efficace il suo linguaggio, ricco di termini gergali e proprio per questo semplice e fresco.
Il centro della narrazione è occupato dai gesti e dalle parole, talvolta dai ricordi degli uomini di mare, sempre presi dalla loro attività quotidiana: trasporto di vino e zavorra nel piccolo cabotaggio sulle coste tirreniche, raccolta delle patelle, le battaglie con i delfini che distruggono le reti. Il passaggio dalla pesca tradizionale a quella con le lampare «che dissangua le acciughe» è visto con sospetto dai vecchi pescatori che sostengono che le acciughe non possono essere gustose come quelle pescate con i vecchi metodi e neppure adatte per essere conservate.
Descalzo non indulge a descrizioni dettagliate del paesaggio, che però prende comunque il sopravvento nella narrazione pur se attraverso la limitatezza degli itinerari che sfuggono dai percorsi turistici; ma anche per chi non ha familiarità con i brulli isolotti del mar Ligure e le rade deserte dell’arcipelago toscano e i borghi dimenticati non raggiungibili per via di terra, questi sfondi d’ambiente risultano indimenticabili nella loro imprevidibilità, forse proprio perché sempre strettamente in connessione con la dimensione del lavoro e filtrati attraverso l’attività umana sul mare. Curiosità, viaggio e avventura quindi, ma insieme alla salda concretezza della tradizione ligure di faticosa e indefessa attività.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del primo racconto Col San Marco:
La spiaggia d’inverno sembra più vasta.
L’han dilatata le libecciate novembrine che spazzano la riva rotolando i marosi sino ai piedi delle case e riducono gli spazi degli stabilimenti balneari a piazzuole sulle quali trovano posto i gozzetti e le lance in riparazione. I leudi, sul tumulto dei piccoli natanti pigiati l’un contro l’altro nella fretta di sottrarsi alla furia del mare, si levano alti, ingigantiti appunto dal confronto coi gozzi e coi latini, e spiccano contro le case come primitive abitazioni lacustri di popoli nomadi, arrestati sul lido in una pausa per la sosta di riposo dopo la sempiterna odissea dei vagabondaggi marinari.
Scarica gratis: Scogliere di Giovanni Descalzo.