Pubblicata nel 1896, Prima di partire è una raccolta che appartiene a quella produzione letteraria, di novelle, racconti, brevi storie, compresa tra il 1872 e il primo decennio del ‘900, che Castelnuovo via via abbandonò, per dedicarsi, ormai con maggiore sicurezza nelle proprie capacità letterarie, a scrivere romanzi nei quali egli aveva modo di descrivere, in un quadro più ampio e con più ampio respiro, la società a lui contemporanea.
Dunque queste novelle, bozzetti, racconti brevi sono quasi esercizi di stile, nei quali l’interesse è focalizzato in particolare su un tipo, su un personaggio particolare, su una situazione fuori della quotidianità.
L’ambiente che fa da sfondo alla narrazione è quasi sempre Venezia o la vicina provincia, che Castelnuovo, fiorentino di nascita, ben conosceva, per esservisi trasferito con la madre, dopo l’abbandono della famiglia da parte del padre, quando Enrico aveva poco più di un anno. Amava questa città la cui gente aveva accolto ed aiutato il piccolo nucleo famigliare e dove Enrico rimase per tutta la vita.
Il primo racconto di questa raccolta, Prima di partire (Diario di Elena), è una vera perla. Leggiamo, come da non rara finzione letteraria, un diario scritto da una venticinquenne veneziana, Elena appunto. La ragazza si trova sola, senza lavoro, senza una prospettiva di vita, ha perso tutti i parenti ad eccezione di un fratello, pochissimo frequentato, che vive ormai da anni a Tiflis (Tbilisi) in Georgia. A lui chiede aiuto e lui prontamente la invita a raggiungerlo nella lontana città caucasica. Le pagine del diario di Elena, ragazza timida, riservata, romantica ma anche piena di coraggio, curiosità ed ironia, sono il racconto dettagliatissimo dei giorni prima della partenza, a partire da lunedì 31 maggio 1886. Nell’attesa, Elena vive in una modesta pensioncina. Come nella maggior parte dei diari accade, quelli che si scrivono per se stessi, ciò che è annotato non sono tanto gli avvenimenti esterni ma le sensazioni intime che agitano chi scrive. Così è marginale che a Venezia in quei giorni il colera infuri, anche se in maniera più lieve di quello del 1849. Per noi, che abbiamo vissuto una pandemia recente, è interessante notare i comportamenti, i timori, a volte la spavalderia di cittadine e cittadini.
Le altre novelle, quali più quali meno, ripropongono temi e situazioni più consuete e solo a volte il finale riesce a dare un guizzo di novità. Tuttavia in tutte lo stile è piacevole e piano, l’ironia è sempre presente ad alleggerire le circostanze in genere tristi, Venezia è una presenza viva, amata, come mai può esserlo nell’immagine di un turista.
Fuori di tempo e fuori di posto è ambientato in una città, forse Padova, ricca di un’Università fino a pochi anni prima del racconto tra le più rinomate del Regno. E come seguendo il declino dell’Istituzione, Castelnuovo racconta del fulgore e del progressivo declino, per via dell’amore, di uno dei massimi esponenti di quella Università. Interessante è la descrizione dell’ambiente cittadino: qui aristocratico e mondano ma non scevro da qualche attenzione verso quei docenti capaci di coniugare “l’ardito razionalismo con un caldo soffio d’idealità”; là colto e integerrimo nelle figure degli educatori ma a volte convinti “che quell’abisso voluto scavare fra gli studiosi ed i semplici mortali era un ostacolo alla diffusione del sapere”, e infine il ceto popolare, che supporta la vita degli altri, con pazienza ed avvedutezza.
Anche ne Il salottino giapponese a muovere tutto è l’amore, ma in altra forma che nel precedente racconto. Qui è il desiderio di maternità, che, ove non soddisfatto, può essere letale. Nel racconto l’elemento fuori canone è l’ambiente dei commerci e degli scambi con il lontano oriente, della marineria mercantile, in un periodo effervescente della storia di Venezia, dopo il 1866, quando le imprese cercavano di strappare a Londra il dominio sul mercato mondiale.
Altra piccola perla è la novella Nell’andare al ballo, poche pagine di un corteggiamento descritto con un dialogo vivace e brillante tra una vedova corteggiata e l’amico di sempre, che in realtà ma in segreto l’ha sempre amata. Righe gradevolissime ed argute sono quelle sulla definizione, e giustificazione!, della ‘civetteria’ delle donne.
L’eredità di Giuseppina ripete il tema dell’avidità dei parenti, anche e soprattutto quelli che non si sono mai fatti vivi prima, al capezzale di un parente in fin di vita. Il tema è scontato, la chiusa no.
Ne Il Natale di Ninetta siamo di nuovo nelle calli di Venezia, qualche anno prima del 1889, durante “la vigilia di Natale, più fredda che si ricordasse da gran tempo”. La storia è semplice ma risaltano l’atmosfera gelida, quasi lunare della città e la dolcezza della piccola protagonista, decisa a non attenersi alla massima professata dal suo burbero padrone: «La subordinazione è giusta, ma bisogna rifarsi sui più deboli delle umiliazioni che ci tocca subir dai più forti.»
Ne La nipote del colonnello, ne La zia Teresa e in La bambina, le tre novelle che chiudono la raccolta, ancora filo comune è l’amore, nelle sue forme diverse, nella sua comparsa spesso improvvisa dove meno lo si aspetta, nell’impossibilità di arginarlo, nel suo ricomparire all’improvviso dopo essere stato sepolto, si credeva per sempre, soffocato dalla scelta obbligata fra esso e il dovere.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit del libro:
Quest’album è invecchiato con le pagine bianche. L’ebbi in dono dieci anni fa dalla povera mamma, quando, dopo aver letto Miranda del Fogazzaro, mi venne il ghiribizzo di aver anch’io un album per scrivervi, come Miranda, giorno per giorno i miei pensieri. Poi non vi scrissi nemmeno una riga…. Può darsi che io sia volubile e capricciosa, ma se debbo esser giusta ho pure un fondo di sincerità e di schiettezza…. Riflettendoci bene, mi parve che questo registrar solennemente tutte le fanfaluche che ci passano pel capo sia una bella caricatura, tanto più che in via ordinaria la vita d’una ragazza non è piena di avvenimenti, nè il suo cervello è fecondo di pensieri che meritino di esser raccomandati alla posterità…. E dieci anni or sono la mia vita si svolgeva placida, come acqua tranquilla di fiume dentro i suoi margini, e in quanto a pensieri…. ne avevo così pochi!… Più tardi capitarono i guai, e volti diletti si scolorarono e care voci ammutolirono per sempre…. oh mi sarebbe parsa una profanazione il sedermi a tavolino con la penna in mano per dare una forma letteraria a’ miei sentimenti.
O dovevo forse notare le freddure di qualche bellimbusto, dovevo descrivere la corte che qualcheduno mi fece nei tempi lieti, salvo a piantarmi in asso nei tempi della sventura? No, no, abborro le inutili querimonie.
Scarica gratis: Prima di partire di Enrico Castelnuovo.