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(voce di SopraPensiero)
Talvolta non è semplice comprendere il motivo per il quale certe opere letterarie, che ebbero al momento della loro pubblicazione un notevole successo di critica e pubblico, vengano successivamente quasi totalmente cancellate dalla memoria dell’una e, come conseguenza quasi inevitabile, anche dell’altro.
È il caso di questo Pietro e Paolo, due cugini di estrazione proletaria il primo, e borghese il secondo, che vivono su sponde opposte le vicende del biennio rosso: Pietro, operaio in un’industria di motori, con l’occupazione delle fabbriche, Paolo figlio dell’avvocato Davide, attivo nell’impresa di Fiume e partecipe del sorgere dello squadrismo fascista.
In un caso e nell’altro emerge il senso doloroso dell’intima solitudine, solitudine popolata comunque da figure di contorno tratteggiate con strumenti tipici del romanzo psicologico: la nonna di entrambi, Antonia; la compagna di Pietro, Maria, anch’ella vittima della condizione miserabile delle operaie degli anni ’20, che crudelmente non le consente neppure di portare a termine la desiderata gravidanza; l’invalido Ottarda oscillante tra il circolo “Rosa Luxemburg” e il degrado alcolico delle osterie, e molti altri.
Segnalo l’ottimo articolo di Pietro Flecchia, attento osservatore, come sempre, delle pagine meno note della nostra cultura:
https://www.ilgiornalaccio.net/opinioni/il-grande-romanzo-dimenticato-del-900-italiano-pietro-e-paolo-di-mario-sobrero-2/
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Ogni volta che Davide Artero penetra nel grande casamento, si sente stringere il cuore. Innumerevoli generazioni sembrano aver lasciata nell’edificio l’impronta del loro passaggio; ed è costruito da pochi anni. Ai finestroni delle scale non uno dei vetri colorati è salvo; neri sono gli scalini e le pareti; davanti alla canna della spazzatura bisogna scansare immondi residui. Sui pianerottoli si rincorrono gridando dei fanciulli che dall’alto le madri chiamano a perdifiato. Dagli usci, socchiusi a dar aria ai quartieri angusti, si intravvede gente scamiciata tra un disordine di vecchie suppellettili.
Quel vestito che Davide porta sempre, è assai modesto; ma tanta miseria trasuda dai muri, ch’egli ha quasi vergogna del proprio aspetto. Sale adagio, come se ad un tratto la stanchezza dell’età gli sia divenuta più grave. Pietro e la sua famiglia abitano al quinto piano in poche stanze soffocate e ingombre. Per giungervi, sul ballatoio che sovrasta vertiginosamente il cortile chiuso fra case altissime, bisogna passare davanti all’abitazione di tre altre famiglie. All’aria libera, posata la catinella sopra una sedia, un robusto giovane fa la sua pulizia, colla camicia nera aperta sul petto, insaponandosi le braccia e il viso color del carbone.
Scarica gratis: Pietro e Paolo di Mario Sobrero.