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Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Oreste di Vittorio Alfieri.
Oreste è una tragedia mitologica in endecasillabi sciolti scritta da Vittorio Alfieri nel 1783 del cosiddetto “ciclo di Argo”. La vicenda è la continuazione di Agamennone. Il tema riprende infatti il mito di Oreste che, tornato ad Argo, vuole vendicarsi della madre e del suo amante per l’omicidio del padre Agamennone.
La tragedia fu pensata ed abbozzata già dal 1776, durante un soggiorno pisano di Alfieri: la stesura in versi avvenne però l’anno successivo, mentre la verseggiatura definitiva nel 1783. La prima lettura fu data a Roma nel 1782, un anno prima della versione giunta fino a noi.
Nonostante il tema non fosse per nulla nuovo al pubblico, le compagnie teatrali fecero proprio il testo alfieriano, rappresentandolo con frequenza. Alfieri non mette in scena l’uccisione della madre, ancora considerato divieto visivo, così come ne La Congiura de’Pazzi e Bruto primo.
Il mitologico Oréstes, con la complicità della sorella Elettra e dell’amico Pilade, con furia cieca uccide Egisto, l’amante della madre, assassino del padre Agamennone. Ma nel furore della vendetta, Oreste uccide anche la madre.
I personaggi della tragedia sono gli stessi dell’Agamennone, ma il re ucciso è rimpiazzato dal figlio Oreste e dal suo fedele e inseparabile amico Pilade. Sono trascorsi dieci anni dall’assassinio di Agamennone; Egisto si è insediato sul trono di Argo; Clitennestra è stata incessantemente perseguitata dal ricordo del crimine commesso; Elettra vive nella speranza di vedere la vendetta scendere su Egisto; Oreste ha ormai un’età che gli consente la ricerca della vendetta.
Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Oreste_(Alfieri)
Dall’incipit del libro:
Notte! funesta, atroce, orribil notte,
presente ognora al mio pensiero! ogni anno,
oggi ha due lustri, ritornar ti veggio
vestita d’atre tenebre di sangue;
eppur quel sangue, ch’espiar ti debbe,
finor non scorre. – Oh rimembranza! Oh vista!
Agamennón, misero padre! in queste
soglie svenato io ti vedea; svenato;
e per qual mano! – O notte, almen mi scorgi
non vista, al sacro avello. Ah! pur ch’Egisto,
pria che raggiorni, a disturbar non venga
il mio pianto, che al cenere paterno
misera reco in annual tributo!
Tributo, il sol ch’io dar per or ti possa,
di pianto, o padre, e di non morta speme
di possibil vendetta. Ah! sí: tel giuro:
se in Argo io vivo, entro tua reggia, al fianco
d’iniqua madre, e d’un Egisto io schiava,
null’altro fammi ancor soffrir tal vita,
che la speranza di vendetta. È lungi,
ma vivo, Oreste. Io ti salvai, fratello;
a te mi serbo; infin che sorga il giorno,
che tu, non pianto, ma sangue nemico
scorrer farai sulla paterna tomba.
Scarica gratis l’Epub: Oreste di Vittorio Alfieri.