Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Novelle di Cesare Balbo.
Le Novelle di Cesare Balbo, pubblicate nel 1830, rappresentano una delle prove narrative più significative del pensatore e politico piemontese, più noto per i suoi scritti storici e civili. In questa raccolta, Balbo si misura con la forma breve del racconto, intrecciando riflessione morale, osservazione psicologica e sentimento patriottico. Le novelle si collocano nel clima preunitario dell’Italia ottocentesca e riflettono il desiderio di rinnovamento civile e spirituale che animava l’autore.

I protagonisti delle storie sono spesso uomini e donne comuni, costretti a confrontarsi con dilemmi morali, ingiustizie sociali o contraddizioni interiori. Attraverso di loro, Balbo esplora temi come la virtù, il sacrificio, la dignità e la ricerca della verità. Il tono è sobrio, meditativo, privo di enfasi romantica, ma attraversato da un profondo senso etico e patriottico.

Lo stile, elegante e misurato, risente della formazione classica e della vocazione civile dell’autore, che cerca sempre di unire letteratura e pensiero morale. Le Novelle non puntano al puro intrattenimento, ma intendono offrire un insegnamento, un esempio di comportamento retto e consapevole. In questo modo, Balbo contribuisce a delineare un modello di narrativa “morale” italiana, che anticipa certi tratti del realismo civile e prepara il terreno alle riflessioni patriottiche del Risorgimento.

Dall’incipit del libro:

"Novelle" di Cesare BalboSe vuoi fare a modo mio, cortese discreto leggitore, tu hai nel presente libretto a distinguer bene due persone; il narratore autor delle novelle, e lo scrittore editore di esse. Il primo è un mio amico maestro di scuola in una terra non molto discosta di qua, ma che tu chiederesti invano qual sia, non volendotene io dir nulla per ora, se non ciò che troverai innoltrando due facciate in capo alla prima novella. Del resto, innoltrando più lo conosceresti anche meglio per le sue proprie parole; che quando non si può per le azioni, è pur il miglior modo di conoscere un uomo; miglior assai che per qualunque cosa se ne possa udire da chicchessia altrui, anche da un amico. Così facendo, spero tu abbia a voler po’ di bene al maestro; benchè sarà difficile tu gliene voglia mai tanto quanto io. Che se le sue narrazioni ti andassero a genio, vedrei di averne altre, e forse anco un giorno ti scriverei la vita di lui, ch’egli ha narrata a me, ed alcuni altri privati suoi; ma al pubblico dice, che è un’impertinenza far la vita di tale, che non importi se sia vivuto. Perciò è che voglio vedere d’accattarmi prima un po’ d’amor tuo. E parendomi che possa conferir a ciò la sua figura, che è buona ed amorevole, sì te la dono sul frontispizio, gratis, come si usa oggidì. Or lasciolo stare, e vengo all’editore, che, come vedi, sono io. Nè debbe calerti chi io sia.

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