Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Eros di Giovanni Verga.
Dopo la fruttuosa stagione fiorentina, Verga, approdato a Milano, continua la pubblicazione dei suoi “romanzi mondani”, sicuro del facile successo riscosso dall’ormai collaudato genere narrativo. Nel 1874 esce Eros, che per ambientazione e personaggi si rifà alla sua produzione di quegli anni.
Alberto Alberti, il protagonista della storia, è un giovane marchese che, uscito di collegio senza aver terminato gli studi, va ospite nella villa in campagna dello zio. Quella con Adele, sua cugina votata ad un amore puro e sincero, è la prima di una serie di relazioni ed intrighi che scandiranno la vita amorosa del marchese. Se Adele rappresenta il candore e l’onestà, la sua amica Velleda, assidua frequentatrice della casa, è l’emblema di una bellezza più intrigante e di un fascino civettuolo, a cui il marchese non riesce ad essere indifferente. Ma la vita sentimentale di Alberto si complica e scappa a Firenze dove incontra la matura e mondana marchesa Armandi cedendo alla sua seduzione conturbante.
Le forti passioni sono il tema centrale del racconto e il motore di tutte le scelte del protagonista. La vicenda racconta l’intera vita del marchese che sembra dominata dallo schiacciante potere dei sentimenti provati dalle donne che il destino gli offre nel suo cammino. Facilmente si lascia sopraffare dagli amori, anche i più superficiali, che vive passivamente senza riuscire ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni. Il suo debole senso della morale è comandato anche dalla forte spinta corruttrice della società elegante di cui lui stesso è parte.
Sinossi a cura di Daniela Pescetelli.
Dall’incipit del libro:
Verso le quattro di una fra le ultime notti del carnevale, la marchesa Alberti, seduta dinanzi allo specchio, e alquanto pallida, stava guardandosi con occhi stanchi e distratti, mentre la cameriera le acconciava i capelli per la notte.
«Che rumore è cotesto?» domandò dopo un lungo silenzio.
«La carrozza del signor marchese.»
«Cosí presto!» mormorò essa soffocando uno sbadiglio.
La cameriera era per chiudere l’uscio del salottino che metteva nelle stanze del marchese, allorché entrò bruscamente un uomo in abito da maschera, col passo malfermo, e il riso scuro.
«Cecilia dorme?» domandò senza fermarsi.
«L’ho lasciata or ora, signor marchese» rispose la cameriera mal dissimulando la sorpresa.
«Domandatele se può accordarmi cinque minuti.»
Egli rimase immobile, col ciglio corrugato, e lo sguardo fiso dinanzi a sé. La cameriera ritornando sollevò la pesante portiera di velluto; il marchese fece alcuni passi verso l’uscio, volse gli occhi a caso su di un grande specchio che gli stava di faccia: sembrò esitare un istante, poscia alzò le spalle, aggrottò il sopracciglio, ed entrò col sigaro in bocca.
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